di Andrea Carpentieri
Non ho mai amato il populismo d’accatto, quello che ha gridato, grida e probabilmente ancora griderà contro la <<kastah!>>: credo, anzi, che un parlamentare o un amministratore locale che lavorino, che producano, debbano essere retribuiti, ed anche bene, in maniera adeguata.
Fatta la doverosa premessa, veniamo al punto.
È, deve essere e sarà secondo lockdown? Non ci sono alternative, ora per la Campania, domani per il Lazio, dopodomani per l’Italia? Non so se le cose stiano così, non ho le competenze – né vengo pagato – per affrontare o risolvere problemi di questo genere.
Se però sarà di nuovo lockdown perché DOVRÀ ESSERE di nuovo lockdown, credo non si potrà negare che saremo entrati in un vero e proprio contesto simil-bellico.
La prima volta, nel marzo scorso, esagerammo forse tutti, io per primo, ad usare immagini troppo drammatiche, troppo cariche, troppo dense di pathos: una seconda chiusura sarebbe invece, così credo, davvero insostenibile per un’economia come quella italiana in generale, come quella campana in particolare. Penso che dopo dovrem(m)o realmente contare le vittime rimaste sul campo, e spero solo in senso metaforico benché non ne sia sicuro: all’orizzonte temo si possano profilare scenari di conflittualità sociale che chi, come me, è nato a fine anni ’70 del secolo scorso non ha mai visto da vicino.
E allora, tutti dovranno fare la propria parte: i cittadini, che l’hanno fatta tutta e tutti in occasione del primo lockdown, non tutta e non tutti dalla primavera in avanti, e va bene.
Stavolta, però, toccherà anche ai politici, e sarà un dovere morale per noi esigere, per loro compiere, gesti forti, gesti di responsabilità politica e di dignità umana, gesti che testimonino in concreto una partecipazione alla, ed una condivisione della, sofferenza morale e materiale in cui la pandemia sta sprofondando il Paese.
È troppo facile indossare la maschera del viso contrito, del padre di famiglia preoccupato e premuroso ancorché severo, esigente ed intransigente: è troppo facile, dicevo, far così quando poi, alla fine, i sacrifici ricadono solo e soltanto sui figli.
Detto in altri termini, è troppo facile dire a noi di stare a casa quando si riceve a fine mese un bonifico, da parte dello Stato, di 10, 12, 15000 euro. Se sarà lockdown la politica non potrà non dare un segnale forte che parta dalle proprie tasche: dovranno tutti rinunciare a parte dei loro stipendi, e noi dovremo pretenderlo, perché non è più il tempo di dire <<armiamoci, partite, andate a combattere, se necessario morite>>.
Solo con una rinuncia a retribuzioni che risulteranno fuori da ogni logica nel contesto di un Paese in guerra ed affamato sarà credibile chi verrà a dire che <<siamo in emergenza>>; fino ad allora, sarà molto più onesto andare in TV e dire agli italiani: <<SIETE in emergenza>>.
Se è guerra contro il Covid19, lo sia per tutti, la combattano tutti.