Senza le donne non ci sarebbe stata la letteratura. In realtà non ci sarebbe stato il mondo o forse l’universo intero…

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di Christian Sanna – Immagine Milo Manara

Ho nostalgia di due donne, solo due. Ed entrambe non le ho mai incontrate, non ci ho mai nemmeno parlato al telefono. Non sanno di questa mia ammirazione, non conoscono la mia destrezza, per loro nemmeno esisto. Lord Frederic Leighton, chi è quella figura femminile con la veste arancione che placidamente dorme nel tuo Il sole ardente di giugno? Quella donna dai lunghi capelli rossi e dalle trasparenze che ne esaltano le forme, in una posa contorta, appare addormentata baciata da un fascio di luce e tutto sembra andare nella direzione dell’armonia e del sogno, se non fosse per l’incubo l’inquietudine di un oleandro in fiore, nascosto nell’angolo, i cui fiori appassiti come intrisi di veleno, creano il contrasto. Di Betty ne conosco la bellezza che è oggettiva (il gusto è relativo), Albert Lynch ne eternizzò la grazia in un dipinto.

Poi, non si sa più nulla. Resta questa meraviglia, uno sguardo che da solo potrebbe reggere il peso del mondo se questo mondo fosse meno sbagliato. Un volto che flirta con l’idea di perfezione. Ma chi sono queste due donne? Hanno avuto una vita felice? Sono state amate o hanno incontrato un Don Giovanni che le ha sedotte ed abbandonate? Non ho ritenuto giusto scomodare Casanova perchè lui ha amato davvero ed ha sofferto quando ha lasciato e quando è stato lasciato.

Per Gesualdo Bufalino dopo tanto discorrere resta dubbio se le donne preferiscano essere prese, comprese o sorprese. Dubbi in merito, io non ne ho. Vogliono tutto! Una sorta di maggioranza assoluta di attenzioni, piccoli gesti, poetiche disattenzioni da farsi perdonare, un condono eterno per gli sbalzi d’umore da ciclo. Vogliono qualcuno che le faccia sorridere, alleggerisca quella condizione d’essere impalcatura che sostiene la metà del cielo. Pensano all’amore in una maniera diversa ed universale da come non penso io, uomo.

Hanno l’ambizione di poter incidere nella tua vita a tal punto da farti cambiare idea e minare anni di convinzioni, teorie perchè una donna ragiona così “Io riuscirò dove le altre hanno fallito” ed allora via con i tatticismi e le strategie per fare innamorare l’uomo semplice, mentre quello complicato deve perdere la testa. Quando una ti dice “io sono una persona semplice” sta ammettendo il contrario, perchè sono piene di anfratti, ripostigli dove ci nascondono segreti, piccole bugie, proiezioni, aspettative. Resto curioso dei piaceri dell’amore, attratto da un corpo che si avvinghia all’altro perchè fare l’amore è un atto di fiducia e non si può fare l’amore con chiunque perchè non si può dare fiducia a tutti.  Lo spiega meravigliosamente lo straordinario filosofo Umberto Galimberti L’amore è tra me e quel fondo abissale che c’è dentro di me, a cui io posso accedere grazie a te. L’amore è molto solipsistico; e tu, con cui faccio l’amore, sei quel Virgilio che mi consente di andare nel mio Inferno, da cui poi emergo grazie alla tua presenza (perché non è mica detto che chi va all’Inferno poi riesca a uscire di nuovo).Grazie alla tua presenza io emergo: per questo non si fa l’amore con chiunque, ma con colui/lei di cui ci si fida; e di che cos’è che ci si fida? Della possibilità che dopo l’affondo nel mio abisso mi riporti fuori.

Credo, anzi ne sono sicuro; senza la donna non ci sarebbe stata la letteratura. In realtà non ci sarebbe stato il mondo o forse l’universo intero (bisogna esagerare con loro, ad una non basta dirle che è bella, elegante, seducente. Le devi dire che è l’unica e che senza di lei non vivi e se vivi sopravvivi, ma molto male).

Dove l’uomo inventa la lampadina per fare luce, la donna crea la luce. Noi siamo le idee, loro le azioni. Noi la teoria, loro la pratica. E sono molto più vicine al punto di vista di Dio, hanno il potere di dare la vita e qui si chiude la partita con il risultato a loro favore messo in cassaforte. A noi resta la disponibilità di lasciarci ispirare lasciando una porta aperta alle possibilità di costruire qualcosa che resti come una traccia di bellezza.

Non lo so dove porterà questo incessante incalzante tambureggiante scrivere e quante spremute di cuore serviranno, quante sgomitate alla ragione bisogna dare per farla zittire. In fondo qui non c’è più niente da spiegare, argomentare, motivare. C’è un desiderare che chiede d’essere appagato, qualcosa di bello che s’aspetta d’essere vissuto.

Provo a descrivermi in una frase, ma è un pò come rinchiudere il mare in un bicchiere. Allora potrei definirmi "Un solitudinista visionario animale sociale ed un cercatore di spiritualità, tutto occhi ed inquietudine, perdutamente innamorato dell'Idea che non è ancora riuscito ad afferrare, col cuore di cristallo. Fregato dai sentimenti". Ritengo superfluo aggiungere i titoli di studio conseguiti, i lavori svolti, gli eventi culturali organizzati e presentati, gli impegni nella politica e nel sociale. E se a qualcuno sta balenando in mente l'idea ( sbagliata) che io possa essere un insopportabile presuntuoso, sappia che è appena caduto nella rete che ho preparato. Io voglio che a parlare per me siano gli articoli; i lettori più attenti ci troveranno frammenti d'anima.