di Carlo Pontorieri
Un’ultima considerazione sulla partita dell’altra sera, credetemi, non ironica, ma seria. E pure su questa stagione sportiva italiana, che ha celebrato così la sua conclusione.
Anche l’altra sera la Juventus ha finito una partita importante in Europa con tre ammoniti e un espulso: Quadrado, spesso accusato di essere un simulatore nel campionato italiano, nella finale di CL espulso per una mezza simulazione di un avversario: sembra una nemesi (e in effetti, poco prima, i cartelloni allo stadio pubblicizzavano a caratteri greci una certa Nemesis, quasi un presagio; chissà che prodotto è…).
Ora, è mai successa qualcosa del genere nel campionato italiano? Tre ammoniti e un espulso alla Juve?
S’io fossi Agnelli e volessi prendere di petto il problema di questa squadra che in Italia miete successi a zeffunne, mentre in Europa nelle partite decisive non di rado fa brutte figure, questo aspetto non lo sottovaluterei: ai giocatori della Juventus manca l’abitudine agli arbitraggi, se non imparziali, almeno apertamente negativi.
Da ciò il sentimento da trasferta al quadrato (con la “t”), a volte lo sbalordimento da lesa maestà, che mi sembra vivano di fronte a certe decisioni arbitrali nei tornei continentali. Tutto ciò talora si trasforma in straniamento, talaltra in rabbia incontrollabile o viceversa in mancanza di reattività, in incapacità di reagire positivamente di fronte alle inevitabili discese e salite di un vero confronto sportivo. Ormai c’è una vasta casistica sul tema.
Nel calcio, come in ogni sport, l’allenamento, l’esercizio costante, la preparazione e la consuetudine a certe situazioni, sono importanti; e ai giocatori della Juventus manca questo allenamento specifico. Tutto ciò la dice lunga pure sulla qualità del campionato italiano: se penso infatti che gli arbitraggi siano sempre, fino a prova contraria, in buona fede e in tutta onestà anche da noi, non credo si possa negare che non sia proprio vero che a fine campionato gli errori arbitrali si compensino. La cosa è più complicata, e nome e blasone un loro peso lo manifestano, eccome. “In dubio pro Juve”, parafrasa infatti un celebre brocardo giuridico, un noto opinionista sportivo.
S’io fossi Agnelli, chiederei allora alla Lega il sorteggio integrale; o, in subordine, rifiuterei tutte quelle giacchette nere che a detta dei più hanno mostrato una qualche sudditanza psicologica verso la mia squadra.
La Juventus forse vincerebbe meno in Italia (quest’anno, per dire, forse non sarebbe arrivata neppure alla finale della Coppa nazionale); ma in Europa, di fronte ad arbitri internazionali, che non si fanno nessun problema nell’affibbiare un giallo o un rosso a uno juventino, farebbe certamente miglior figura. I giocatori non cadrebbero in preda della sindrome da spaesamento che gli prende di fronte agli arbitri stranieri, e chissà, forse la Juventus comincerebbe a vincere qualcosa anche a livello continentale.
S’io fossi Agnelli, ci penserei…