di Maura Messina –
Illustrazioni: Gianmarco De Chiara
Ph: Maura Messina
Giovedì 9 giugno, presso la “Feltrinelli Librerie” in via dei Greci a Napoli, è stato presentato “Spagna 82 La più grande impresa del calcio italiano”, il nuovo libro di Aldo Putignano.
Aldo Putignano nasce a Napoli, classe 1971, è scrittore, docente di scrittura e editore di Homo Scrivens. Dal 2021 è Presidente dell’Associazione Campana Editori. Negli anni ha raccolto numerosi consensi e ricevuto premi per le sue produzioni letterarie.
“Spagna 82” fa da apripista alla neonata collana “Tempi supplementari” della casa editrice partenopea Homo Scrivens. Il Direttore di collana è il talentuoso scrittore Paquito Catanzaro.
Tornando al romanzo, ho incontrato l’autore per saperne di più.
Di cosa parla “Spagna 82”?
Il libro racconta uno storico Mondiale, in cui l’Italia superò avversari fortissimi e leggendari e regalò a tutti noi tifosi una gioia straordinaria e inattesa. E racconta, con esso, anche lo sguardo di un bambino di dieci anni che guarda le partite con un entusiasmo indicibile e vive attraverso di loro un’esperienza unica e condivisa, in quanto quel Mondiale davvero fece sentire l’Italia intera una nazione unica e indivisibile.
Non è un caso che tu abbia scelto di pubblicarlo proprio quest’anno. Per chi non avesse vissuto il 1982, puoi scegliere un estratto del libro per condividere le tue emozioni legate a quell’anno?
Penserei proprio alla parte iniziale:
La Spagna è una penisola legata al continente da una fitta catena di monti, da un corridoio di traffici, e da tanti bellissimi ricordi. Per tante generazioni d’italiani felici, la Spagna è la patria di Paolo Rossi ed Enzo Bearzot, che sono nati rispettivamente a Prato (per altro di 23 settembre, come me) e Aiello del Friuli, bei posti, certamente, ma solo dopo aver valicato i Pirenei son diventati eroi nazionali.
Infatti, sebbene si sia formata qualche secolo prima di noi, la Spagna è per noi legata a un numero, a formare una sigla che solo in Italia sappiamo tradurre senza esitazioni: Spagna 82. Proprio così, una combinazione necessaria, imperiosa come una data di scadenza. Spagna 82, perché allora le prime due cifre non erano così necessarie, era tutto 1900 e non ti potevi sbagliare. E così la macchina del tempo si è messa in moto, lenta e farraginosa, aliena a qualsiasi tecnologia che non sia l’umano sentire, e tutto è uguale e tutto è diverso, rispetto a quel tempo di quarant’anni fa che pure mi sembra più vicino di tanti mesi e settimane recenti che ho già dimenticato.
Il tempo è un gran pittore, a volte sbiadisce, altre volte accende i toni, ma ogni opera vale per le emozioni che riesce a trasmettere, e quelle sono individuali, per cui nessuno può vedere lo stesso quadro.
La cosa più emozionante non è rievocare un ricordo, ma ritornare a quel tempo, e non c’è tempo più emozionante della nostra infanzia.
Cos’è stato e cos’è per te il calcio?
Un’occasione di gioia e divertimento. Mi piace seguirlo e appassionarmi, ma è un gioco ed è bene che resti tale.
Quali sono le prime differenze che ti vengono in mente pensando ai giocatori che scendevano in campo nel 1982 e quelli che lo fanno nel 2022?
Nel ritornare a quegli anni, ho trovato alcuni video a mio avviso illuminanti. In uno di questi il grande Gianni Minà intervista Zico su un carro allegorico durante il Carnevale di Rio e poi intervista un arbitro pochi minuti prima del calcio d’inizio: ecco, credo che la differenza principale siano le distanze che lo star system del calcio ha eretto intorno a sé, i giocatori di allora erano già dei divi ma riconoscevi sempre in loro l’aspetto umano, che anche ora c’è, naturalmente!, ma invece di valorizzarlo si cerca in ogni modo di mettere in secondo piano. Il calcio è sempre stato un fenomeno globale, ma incentrato su basi locali.
Questo libro è stata anche un’occasione per parlare con i tuoi miti, raccontaci com’è andata.
Sì, è stata davvero una grande emozione. Questo libro mi ha dato l’occasione di dialogare con alcuni giocatori del tempo, Zoff, Collovati, Gentile, Marini, che sono stati disponibilissimi e mi hanno dato una grande carica. In particolare poi, mi ha colpito il loro affetto per Bearzot, che è rimasto immutato nel tempo: credo che questa sia una bella storia da raccontare, si dice sempre che una squadra è come una famiglia, ma non succede quasi mai, in quel caso invece è andata proprio così. E credo anche che questo affetto il nostro allenatore lo abbia meritato, offrendosi come scudo anche nei momenti più difficili, pur di tutelare i suoi ragazzi: persone di questo livello meritano tutto il nostro apprezzamento.
Se Aldo Putignano avesse scelto la carriera calcistica invece di quella dell’editore e dello scrittore, in che ruolo avrebbe potuto dare il meglio di sé?
Credo che alla fine avrei potuto provare a fare l’allenatore, visto che una propensione verso il “gruppo” un po’ mi appartiene. Oppure avrei potuto essere una pessima ala destra, che non avrebbe mai raccolto grandi complimenti ma di certo si sarebbe divertito un mondo a correre dietro un pallone.
“Spagna 82” è un libro nel quale il calcio è sicuramente protagonista, tra le parole di Aldo e le illustrazioni di Gianmarco De Chiara, si ha la sensazione di vivere quell’impresa come se stesse avvenendo adesso. Si sente forte l’entusiasmo, la voglia di sognare dei bambini e il disincanto degli adulti che poi viene guarito grazie alla vittoria.
“La felicità abita i sotterranei della vita, e la scrittura, a volte è una lanterna.” scrive Aldo Putignano a pag. 79 del suo “Spagna 82”. Ho scelto di condividerla con voi come fosse un augurio: leggete, emozionatevi e lasciatevi guidare dalla luce della scrittura.