“Stalking e sistema penale integrato”. Incontro alla Federico II in collaborazione con “Doppia Difesa” e “Sinapsi”, che da assistenza psicologica ad alunni e docenti.

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Un interessante convegno si è tenuto nella Sede Centrale in Corso Umberto I, Federico II,  grazie all’associazione studentigiurisprudenza.it. “Stalking e sistema penale integrato”. Incontro brillantemente organizzato in collaborazione con “Doppia Difesa”, che da ormai da più di dieci anni si occupa di aiutare persone che hanno subito stalking e non solo, e “Sinapsi”, che da assistenza psicologica ad alunni e docenti.

In poco tempo, un’aula da 250 posti si riempie totalmente.

L’incontro si apre con un toccante cortometraggio (attori come Ambra Angioini, Alessio Boni e un’inaspettata Giulia Buongiorno) che dimostra in poca minuta cosa comporta lo stalking: in un primo momento, la vittima si sente braccata come un animale; in un secondo momento, arriva anche la morte.

L’incontro comincia con le parole di Saveria Autorino, vicepresidente dell’associazione studentigiurisprudenza.it, che subito lancia gli spettatori in quel calderone di sofferenza che è lo stalking. “La parola “stalking” è abusata” comincia, “ma stalking è paura, omertà”.

Rossella Zingaro, dirigente della divisione anticrimine della questura di Napoli, spiega le meccaniche di uno stalker e come difendersi da esso. “Il primo strumento per la vittima”, dice la dirigente, è l’ammonimento da parte del questore, con il quale il questore stesso chiede alla persona di desistere dall’attività di stalking”. In molti casi, infatti, basta questo per far desistere la situazione. Grazie alla l. 119/2013 – viene spiegato – è possibile, anche senza sporgere denuncia, intervenire per gli operatori di polizia – anche con arresti – in casi di maltrattamenti in famiglia; casi, purtroppo, tutt’altro che infrequenti.

Ma perché le vittime non denunciano? Marina Rotoli, avvocatessa della fondazione “Doppia Difesa Onlus”, spiega che c’è troppa paura e troppa omertà. In aggiunta, non ci sono adeguate cautele per le vittime. Spostando l’attenzione sulla violenza contro le donne, l’avvocatessa cita preoccupanti dati: due milioni di donne fra i sedici e i settanta anni dichiarano di aver ricevuto violenza fisica o psicologica nella loro stessa famiglia.

Ma cos’è lo stalking? Bisogna riconoscerlo per combatterlo. Lo stalking sono condotte: mirare a ricercare insistentemente la vittima, comprare regali non voluti in continuazione, spiare e aspettare la vittima nei luoghi che frequenta, minacciare lei o i suoi cari, deriderla attraverso i social. Tutto ciò crea un disagio nella vita della vittima, le peggiora la qualità della vita, appunto come un animale braccato. L’associazione “Doppia Difesa” vorrebbe che siano le vittime di stalking a parlare della propria storia, ad aprirsi.

Con il dott. Francesco Tortono, psicologo, l’attenzione si focalizza su un tema che spesso è ignorato: dietro ad una vittima di stalking, c’è uno stalker. Grazie al discorso del dott. Tortono, si riesce a capire un po’ meglio il profilo psicologico di uno stalker: una persona insicura, che ha bisogno di incutere paura negli altri; una persona frustrata, rabbiosa, che canalizza questi sentimenti in violenza. “Autori e vittime di stalking sono entrambe persone che soffrono”, dice il dottore, “e sono entrambe da recuperare”. “Lo stalking è un fenomeno che ci sarà sempre, bisogna contenerlo però”. Argutamente, il dottore segnala che c’è bisogno di intervenire soprattutto sugli stalker, che sulle vittime.

Con la professoressa Valentina Masarone, docente associato di diritto penale all’Università Federico II, si entra nel tecnicismo giuridico più intrinseco dello stalking: dal rendersi conto che una legge per eliminare lo stalking già esisteva; al capire effettivamente che la misura carceraria sia solo il culmine della sanzione penale (e che non sia così utile). Come la docente sottolinea, c’è bisogno di misure preventive, di controllo, allontanamenti e rieducazione degli stalker, e poi delle vittime. Perché lo stalker tornerà a delinquere, se non rieducato.

E per fare ciò, c’è bisogno di vari strumenti di tutela, come dice Claudia Picciotti, giudice del riesame presso il Tribunale di Napoli. La giudice spiega che il primo intervento dell’autorità giudiziaria è l’allontanamento ma anche divieti di avvicinamento. Infatti, lo stalking è solo una spia di reati futuri ben peggiori. Grazie a Egle Pilla, GIP del Tribunale di Napoli, si entra nel vivo delle misure cautelari, che devono essere quanto più tempestive possibile una volta accertati i casi di stalking. Ma, in realtà, spesso non riescono ad esserlo. Inoltre, il carcere dev’essere solo una soluzione estrema, non la regola. Anche perché, ricorda la giudice, dal carcere si esce, gli arresti domiciliari finiscono. “Spesso”, continua la giudice, “è difficile capire quando ci sia stalking o no quando c’è solo la testimonianza della vittima.”

A sorpresa, con uno splendido fuori programma, è letta una toccante lettera di una studentessa vittima di stalking. Isolamento, solitudine, paura, ossessione; queste sono le sensazioni della studentessa. Fino ad arrivare al culmine, in cui la ragazza si ritrova in un ospedale a causa del suo stalker.

Con l’appassionato intervento di Clelia Iasevoli, professoressa associata di diritto processuale penale della Federico II, si capisce perfettamente quanto ci sia bisogno di misure preventive e protezione. Perché spesso non si denuncia perché poi non si sa dove andare se non a casa con il mostro.

Con la conclusione di Sergio Moccia, professore emerito di diritto penale, termina l’incontro, lasciando tutti i partecipanti con la voglia di essere ancora più combattivi di prima. Meno omertà e più verità.

Studentessa di Giurisprudenza della Federico II a tempo pieno ma con tante, troppe, passioni. Su tutte spicca una che ha fin da quando le hanno insegnato a leggere: i libri. Ha iniziato a recensire libri grazie al sostegno del suo prof di inglese a sedici anni e, da allora, non si è fermata più. Un po’ Corvonero ma molto più Serpeverde, è una femminista che crede fermamente nella parità e nella democrazia ma, soprattutto, nella cultura. Ha nuotato per dodici anni e ha un acquario e un criceto.