“Io non posso fare a meno, almeno due o tre volte al giorno, di sognare di essere a Napoli. Sono dodici anni che studio tre ore alla settimana il napoletano. Perché se ci fosse una puntura da fare intramuscolo, con dentro il napoletano, tutto il napoletano, che costasse 200 mila euro io me la farei, per poter parlare e ragionare come ragionano loro da millenni.” [Lucio Dalla, nato a Bologna il 4 Marzo del ’43] Nato a Bologna, ma innamorato di Napoli, dei napoletani, del nostro modo di vivere e di pensare.
Oggi facciamo innamorare in altri modi, giocando ad essere perfetti su un campo da calcio; mostrando cose che mai prima si erano viste in questa città. E piacciono a tutti, anche gli avversari. A Donadoni no. Donadoni ha detto che l’espulsione di Masina ha comunque influito sul risultato. Eppure, nonostante la leopardiana malinconia di cui è massimo esponente, si è sempre mostrato come una persona obiettiva. Tranne sabato sera. Effettivamente, una sconfitta di queste dimensioni dev’essere tosta da digerire, per te e per i tuoi tifosi, che passano 90 minuti (il recupero era inutile, sarebbe stato tutto più umiliante, visto che al minuto 63 era già partito il torello con tanto di “olé” dal settore ospiti) a cantare cori inneggianti al Vesuvio, a saltare per dimostrare di non essere napoletani; eppure un loro meraviglioso compaesano che ha fatto la storia della musica italiana si sarebbe fatto le trasfusioni pur di essere come noi, altro che saltarci contro.
La bellezza della partita avrebbe dovuto annichilire ogni forma espressiva dei bolognesi, sarebbero dovuti scrosciare applausi su applausi. Però è da ammettere che, da tifosi, nemmeno noi applaudiremmo una squadra che ci viene a dare sette gol in casa. Però il Napoli è così bello che mi fa pensare a qualcosa di migliore, al fatto che una squadra così non può non vincere, perché la perfezione è così vicina da poterla sfiorare, ma ci manca un centimetro per afferrarla. Cantava Ligabue “chi si accontenta gode così così”.
Questa squadra è meravigliosa, è stupenda, ha la cresta alta come il suo capitano, come il nostro capitano (109 gol, a sole sei realizzazioni dal dio del calcio), e allora perché porci limiti? Perché accontentarci di quanto stiamo vivendo e vedendo quando possiamo spingerci oltre? Andate a rivedervi la partita, e guardate cosa succede al minuto 12. Un’azione con giocate tutte di prima che è un qualcosa di clamoroso. Una squadra che ci sembrava già a livelli eccelsi l’anno scorso e che invece non smette di migliorare. E allora non sappiamo più cosa siano i limiti. O forse sì, seguendo le parole di uno che volava davvero. “I limiti, come le paure, sono spesso un’illusione.” (Michael Jordan) E allora scrolliamoci tutte le ansie di dosso, e voliamo. Perché è quello che meritiamo. Perché, non so quando, ma prima o poi questa soddisfazione ce la toglieremo. Stiamo arrivando.