di Alessandro D’Orazio
Tangentopoli trent’anni dopo. Un nuovo libro scritto dal giornalista Mario Consani tenta di spiegare anche a chi non visse quegli anni uno degli spaccati più tristi della politica italiana. “Tangentopoli per chi non c’era” è il volume pubblicato da Nutrimenti Editore in grado di riaccendere il dibattito e scaldare gli animi. A quasi trent’anni dal ciclone giudiziario di “Mani pulite” che sconvolse il Paese e contribuì alla fine traumatica della Prima Repubblica, il cronista del Giorno Mario Consani parla di quella stagione e della speranza in un cambio di rotta della politica italiana. In un periodo in cui il sistema Paese risultava profondamente corroso, l’appoggio quasi fideistico dell’opinione pubblica al pool di magistrati che seguivano l’indagine contribuì a creare quei dissapori e contrasti che a distanza di anni si ripercuotono ancora oggi sulla classe dirigente nazionale.
Fare un bilancio del fenomeno è praticamente impossibile. L’impatto mediatico e il clima di sdegno che ne seguirono furono tali da decretare il crollo della Prima Repubblica e l’inizio della Seconda. Partiti storici come la DC e il PSI si sciolsero come neve al sole. I Pm Di Pietro e Colombo, Craxi, l’ingegner Chiesa, l’imprenditore Luca Magni: tutti protagonisti di quella stagione tormentata da una pioggia di monetine.
Per far luce sul fenomeno andrebbero discussi i singoli casi, vagliati i documenti, ascoltate le interviste; partendo però dal presupposto che molti reati vennero realmente commessi tanto che la gran parte delle sentenze di colpevolezza furono poi confermate in appello e Cassazione. Al riguardo un tema molto dibattuto è stato quello relativo all’uso eccessivo della carcerazione preventiva; ci furono infatti decine di arresti, non raramente senza che vi fossero i presupposti previsti dalla legge ma finalizzati a dichiarazioni accusatorie degli indagati.
Ancora oggi alcune vicende lasciano più di un dubbio, anche perché quanto accaduto non ha prodotto risultati significativi su temi che hanno valenza costituzionale, quali i limiti della carcerazione preventiva e l’efficacia della rieducazione del detenuto.
A distanza di così tanti anni le contrapposizioni di quel tempo sono per questo ancora presenti nella società e nella politica odierna. Non poteva essere altrimenti per una maxi inchiesta che vide complessivamente 4520 indagati e che tentò di scoperchiare un sistema fraudolento che coinvolgeva politici e imprenditori. E’ però importante raccontare quel periodo anche “a chi non c’era“, proprio perché ha segnato profondamente la storia del nostro Paese.