di Christian Sanna
Consapevole che la parola ferisce, rapisce, incuriosisce poi ama, sogna, desidera ed ancora divide, unisce, fiorisce ed accende e spegne, illumina e tramonta, si fa notte dopo che è stata giorno lungo un periodo, una frase, un concetto. Ho parole che sono strumenti musicali, se le metto insieme fanno un’orchestra, potrei fare un concerto per la platea, per orecchie affamate di emozioni e storie stuggenti, per i cuori che si pensano anime ed invece sono muscoli allenati nella palestra della vita con esercizi d’amori e delusioni, di sconfitte e riscatti. Non esiste una magia come quella delle parole, lo sosteneva Anatole France mentre a leggere Flaubert si capisce che Nessuno, mai, riesce a dare l’esatta misura di ciò che pensa, di ciò che soffre, della necessità che lo incalza, e la parola umana è spesso come un pentolino di latta su cui andiamo battendo melodie da far ballare gli orsi mentre vorremmo intenerire le stelle.
Già, le stelle che tutto sanno delle parole che le fanno brillare, vibrare, danzare intorno alla luna che alterna sere da ruffiana a notti di discrezione che sembra quasi anonimato ed io dovrei trovare le parole giuste al momento giusto, parole potenti come soli accecanti. Parole di passione e devozione che facciano capire in quale direzione viaggia ostinato e contrario l’amore. Per Emily Dickinson Una parola muore appena detta, dice qualcuno. Io dico che solo in quel momento comincia a vivere, mentre Jack Gilbert sognava vocabolari perduti che possano esprimere alcune delle cose che non possiamo più dire. Ma dove vanno le parole non dette e le poesie non scritte, i sentimenti inespressi? Ho quarantatrè anni e non vorrei allungare la vita, ma allargarla e darle ampiezza, densità, profondità.
Se fossi mare sarei il più profondo e salato, se fossi libro cambierei mille copertine e se fossi pioggia sarei tempesta, se fossi uno scrittore mi accingerei alle conclusioni perchè è il momento di restituire in emozioni le emozioni ricevute. Prima o poi arriva il tempo della restituzione; ho un’idea e la condivido con te, ti presto un pensiero o una visione e questo fa di me un uomo potente poichè generoso e mai invidioso, fiero e se sconfitto, con dignità. Si chiude un anno e si fanno i bilanci e poi i buoni propositi per quello che verrà a cui si affidano speranze e si chiedono le vittorie, la gloria, la felicità.
Così io sto fra l’avrei potuto fare di più e l’avrei dovuto fare meglio. Sono attraversato da sentimenti di terra, però il pensiero è vicino al cielo. Mi porto dentro un vocabolario di parole che si sono sognate addosso. Non ho mal di testa, ma di universo. Ed il tempo se ne è fottuto di chi fossi e cosa rappresentassi. Questo tempo che passa non ha neanche il coraggio di guardarmi negli occhi. Corre e mi costringe ad affrettare i tempi. Sembra dirmi: basta bozze, cestina certe idee, butta nel pozzo teorie e preconcetti. Ora è il momento delle pagine, dei capitoli, della morale. Adesso, dimmi cosa vuoi dire? Io sono pronto a dare voce a quel che ti è rimasto dentro. Addormentato da un’anestesia, incompreso come il più classico dei geni. Beffato da un destino di parole che fanno solo volume.
Così io sto come ne La Prima notte di quiete nello sguardo di Dominici mentre guarda Vanina che balla e non si diverte, nel pensiero infinito di mio padre e nelle sue parole che a volte cercavo nel vocabolario perchè non le conoscevo e quindi non le capivo ed intanto il tempo che passa si fa sotto minaccioso con la pretesa di bilanci con i conti che non tornano mai, perchè la verità è che se non avessi avuto le parole dalla mia parte non sarei mai riuscito ad analizzare i numeri, non li avrei capiti. Ora è tempo di pensare a scolpire nella pietra sentimenti, emozioni e quelle cose che contano davvero e sono utili ai fini di una felicità che sembra stia un pò rallentando, quasi un segno che mi stia aspettando per farsi raggiungere. Ora è il momento delle pagine, dei capitoli e della morale e di quell’Idea che non sono mai riuscito realmente ad afferrare. Questo momento sembra dirmi: adesso cosa vuoi fare?