di Rosario Pesce
La paura è il sentimento predominante in queste assolate giornate di luglio, nelle quali molti Italiani sono in vacanza, ma il contagio è tornato in moltissime città, anche se non con gli stessi numeri, finora, di marzo ed aprile.
Era evidente che, quando il Governo ha deciso di riaprire il Paese, fosse stata prevista la crescita della curva dei contagi, ma se poi i dati vengono pubblicati, le paure dei mesi scorsi sono – di nuovo – le protagoniste della nostra vita civile.
Peraltro, molti settori della Pubblica Amministrazione, in primis le Scuole, stanno organizzando il ritorno autunnale al lavoro in presenza, fra mille dubbi ed incertezze.
È chiaro che, se i casi di Covid dovessero riprendere a crescere in modo esponenziale, il pericolo di una nuova chiusura del Paese non può che essere verosimile, visto che non solo ci troveremmo di fronte al virus che ha ucciso, già, molte decine di migliaia di individui, ma potremmo essere in presenza di una sua probabile mutazione genetica, finanche più pericolosa per l’uomo di quella che ha fatto strage negli scorsi mesi primaverili.
Ed, allora, questa non può che essere un’estate anomala, all’insegna dell’attenzione e della prudenza, perché ancora non siamo stati capaci di controllare e di eliminare il mostro.
Ma, per quanti mesi dovremmo convivere con casi di nuovi contagi e con le conseguenti paure?
È chiaro che il concetto di normalità, in questi casi, non esiste.
La vita non può tornare ad essere normale, fino a quando in ciascuno di noi regna la paura di poter subire un contagio, potenzialmente, letale.
È, però, essenziale che ci sia chiarezza sui tempi necessari per l’unica efficace operazione di profilassi, che può derivare – unicamente – dalla comparsa del vaccino sul mercato europeo.
Settembre? Dicembre? Febbraio 2021?
Frattanto, il virus può mutare ed il vaccino creato dagli scienziati può dimostrarsi impotente contro un nemico così subdolo.
Per questo motivo, siamo in presenza di una vera e propria corsa contro il tempo, se vogliamo evitare una seconda ondata di contagi, pericolosa non meno della prima.