di Arianna Ilardi
L’Italia un Paese democratico, fondato sulla libertà di poter gridare il proprio disaccordo, libertà di scegliere e di decidere su questioni che riguardano la vita di ciascuno di noi.
Nella nostra ottica, dovrebbe addentrarsi l’idea che la forza della Democrazia, ma soprattutto dell’umanità tutta, dipende soprattutto dalla nostra presenza.
Perdere o vincere poco importa, ma stare fermi ad aspettare che siano gli altri a vincere o perdere per noi, è tragicamente vergognoso.
Facendolo ci scrolliamo dalle spalle la responsabilità del nostro futuro, futuro di cui, poi, inevitabilmente ci lamenteremo.
Lo faremo ogni volta in cui un politico prenderà una decisione che non approveremo.
Lo faremo perché è molto meno impegnativo lamentarsi, che assumersi la responsabilità di una scelta che è civile, ancor prima che politica.
Viviamo in un egocentrico bipolarismo, che si nutre della svogliatezza a sua volta sostenuta da una cultura in cui la fila si fa per l’arrivo di un cellulare di ultima generazione piuttosto che per decidere sul proprio futuro.
E’ triste osservare quanto ai Referendum votino, quasi, meno persone che alla finale di uno show televisivo.
Tutta l’umanità vuole vivere, ma non vuole pagarne il vero prezzo della vita.
Iniziamo ad amare la verità, perché l’umanità ne ha bisogno.
Iniziamo a prendere l’iniziativa di cambiare la situazione in cui riversa non solo l’Italia ma l’umanità tutta.
Ci vuole coraggio! Il coraggio di rivoltarci contro lo stile barbaro e convenzionale in cui inerme sembriamo immersi tutti noi.
Cambiamo la prospettiva in cui viviamo.
Un’Italia che sembra piegarsi ai peggiori governi.
Un’Italia dove tutto funziona male, dove regna il disordine e l’incompetenza.
Bisogna dunque operare un’ introspezione, un’analisi interiore, di quanto bisogna ancora fare, per essere prima di tutto “noi stessi liberi da una vigorosa ignoranza e apatia, se non da un vittimismo che ci rende schiavi di noi stessi”.
L’Umanità è unica, mentre la disumanità purtroppo, è una caratteristica dell’umanità intera.
Proprio come quello che è successo la scorsa settimana, nella via pedonale più frequentata della capitale svedese.
Un camion ha tagliato un gruppo di persone a piedi nel centro di Stoccolma, per poi schiantarsi dentro Ahlens City, il centro commerciale più grande della città.
L’area è la stessa che nel 2010 fu colpita dal primo attentato suicida che aveva visto come obiettivo i paesi scandinavi. L’11 dicembre 2010 due veicoli erano esplosi il primo alle 16.50 circa all’incrocio tra Olof Palme Street e Drottninggatan, il secondo alle 17.00 all’incrocio tra la stessa Drottninggatan e Bryggargatan. Le auto era state caricate con bombole di gas liquefatto, solo una era saltata in aria provocando il ferimento di alcune persone. Nei pressi di una delle due vetture venne trovato il corpo di un kamikaze, successivamente identificato come Taimour Abdulwahab al-Abdaly, un cittadino svedese nato in Iraq.
Un’umanità di guerre incombenti, o meglio una grande disumanità.
Così come la guerra in Siria, avuta inizio più di sei anni fa ormai. Questa data segna l’avvio di quella che è partita come una guerra civile.
Sono cruente le immagini provenienti dalla Siria colpita dall’attacco chimico dell’altro giorno.
Bambini e adulti stesi per terra, nella distruzione, che cercano a fatica di respirare. A denunciare l’accaduto è stata l’opposizione siriana, con l’Osservatorio nazionale per i diritti umani. L’inviato Onu nel Paese mediorientale, Staffan de Mistura, ha parlato di “orribile attacco chimico venuto dal cielo”.
Convocato d’urgenza il Consiglio di Sicurezza dell’Onu: Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno presentato un progetto di risoluzione, che condanna l’attacco e chiede un’inchiesta rapida e completa.
Un’infanzia sotto assedio. Bimbi che sono considerati ormai come una “generazione perduta”, tra fame, povertà, malattie e i pericoli della guerra.
Così molti bambini siriani sono costretti a crescere più in fretta degli altri. Tra gli orfani e tra i minori di 14 anni in generale, secondo il rapporto di Save the Children, si sta diffondendo il consumo di droga. Sarebbero inoltre in aumento gli abusi sessuali sugli adolescenti.
Sono del parere che il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini.
Dove è andata a finire la nostra moralità?
Per aiutare un bambino dobbiamo fornirgli un ambiente che gli consenta di svilupparsi liberamente e non di un ambiente che sia libero di disporre del bambino per uno scopo proprio ed insulso.
Come dichiarava Aristotele:
l’apatia e la tolleranza sono le ultime virtù di una società morente.