di Floriana Grieco
Da qualche giorno la città di Napoli si trova ad essere sempre più legata al destino di ciò che accade in Calabria. Questo perché dopo oltre dieci anni di “regno” fallimentare, il sindaco partenopeo Luigi de Magistris, sta cercando una via di fuga attraverso la candidatura (nientemeno che) a Presidente della Regione Calabria.
La questione sembra già piuttosto chiara ai più, dopo l’annuncio ufficiale del diretto interessato a gennaio scorso, ma a ben guardare qualche sfumatura sulla questione potrebbe essere sfuggita.
In effetti, in pochi mesi, il quadro generale volge verso il peggio per il sindaco arancione, che al momento si trova a destreggiarsi su due fronti.
Da una parte, in città, ci sono i lavori di messa in sicurezza della Galleria Vittoria che, nonostante la scadenza di 4 mesi, imposta dalla Procura, non sono ancora partiti, anche a dispetto del suo viscerale odio per Via Partenope aperta alle auto. E c’è anche una seduta consiliare imminente, volta all’approvazione di un bilancio con un deficit di quasi 3 miliardi di Euro (già messo in discussione dalla Corte Costituzionale), con la solita farsa della vendita degli immobili di proprietà del Comune, per scongiurare il dissesto e una conseguente incandidabilità del primo cittadino, che perdurerebbe per dieci anni.
Dall’altra parte, sul versante delle elezioni regionali in Calabria, c’è il malcontento crescente, se non definitivo, nella coalizione che vede de Magistris protagonista al fianco di Carlo Tansi, malcontento dovuto al comportamento irrispettoso del primo che, non solo non ha risposto ad una lettera di chiarimenti inviata da Tansi diversi giorni fa, ma, da quanto si apprende leggendo l’intervista odierna rilasciata dall’ex capo della Protezione Civile in Calabria a Repubblica Napoli, addirittura starebbe attingendo candidati dalle sue tre liste, e, peraltro, sterebbe dialogando con quel PD, inviso al suo movimento civico in corsa per il Consiglio Regionale.
Che de Magistris si sia imposto come candidato Presidente nella coalizione, paventando di sottrarre elettori dallo stesso bacino di Tansi (che deve necessariamente superare lo sbarramento dell’8% delle preferenze, per sedere in Consiglio) e non avesse ancora liste di candidati proprie da mettere sul tavolo delle trattative calabresi, era cosa intuibile, e probabilmente la scarsa esperienza politica di Carlo Tansi, estraneo a logiche di opportunismo, lo ha indotto ingenuamente a mettergli a disposizione le proprie liste, per evitare imbarazzanti “travasi” di nomi, ma di fatto favorendo il più scaltro che proprio quelle liste sta vampirizzando.
Tuttavia, la resa dei conti è ormai vicina per il sindaco con la bandana, e, soprattutto, sarà presto chiaro a tutti di che panni veste.
Infatti, sul versante calabrese, basterà che De Magistris si presenti candidato in una lista, oltre che candidato Presidente, per capire che sia ben consapevole già da ora che i recenti proclami sulla sua vittoria abbiano poco fondamento. Il candidato Presidente che arrivi secondo, è l’unico ad entrare a pieno titolo nel Consiglio Regionale. Ma già il candidato che arrivi al gradino più basso del podio, ovvero terzo, non vedrà più garantita una poltrona. Di contro, un candidato Presidente che si presenti anche in lista, ha ottime probabilità di diventare Consigliere. Come dire: sono in cerca di una poltrona, altro che amore per la Calabria!
Sul versante napoletano, invece, che ci interessa più da vicino, lo vedremo ancora una volta destreggiarsi tra i Consiglieri per la conta all’ultimo voto, per l’ennesimo salvataggio, come già accaduto a dicembre scorso, ma certamente, anche in questo caso, non a beneficio della città che rappresenta. Anche stavolta, il mercato dei voti sarà finalizzato ad evitare uno scomodo dissesto, autodichiarato o coatto che sia, che comporterebbe il rischio di incandidabilità nei successivi dieci anni, per sindaco e assessori eventualmente ritenuti responsabili del crac dalla Corte dei Conti. E anche se quest’ultima procedura non fosse di immediata attuazione, certamente significherebbe la distruzione delle note ambizioni politiche dell’ex pm napoletano in terra calabra.