di Rosario Pesce
Un augurio autentico di pace non può che caratterizzare l’inizio della settimana santa, tanto più in un momento storico – come quello odierno – che presenta ancora molte criticità, visto che l’uscita dalla crisi pandemica è lontana.
È trascorso un anno da quando abbiamo, infatti, conosciuto in tutta la sua drammaticità la virulenza del Covid, che solo in Italia ha già cagionato circa centomila morti, lasciando segni indelebili nella psiche di chi è sopravvissuto.
Eppure, molti passi in avanti sono stati fatti: le attività economiche di moltissimi settori sono riprese a ritmi quasi normali e da tre mesi si sta somministrando il vaccino che dovrebbe segnare la definitiva via di uscita dalla crisi sanitaria.
Ma, ancora lunga è la strada che ci deve condurre fuori dal Covid: in particolare, dovrà essere recuperata la dimensione della socialità, che ad oggi è quella maggiormente sacrificata per il perdurare dell’emergenza epidemiologica.
Recuperare il piacere dello stare insieme e vicini gli uni agli altri nei luoghi di lavoro, come in quelli del divertimento e del gioco: questa è, essenzialmente, la principale “deminutio” che ha cagionato il Covid ed i cui effetti saranno evidenti nella psicologia degli adulti e dei bambini a lungo.
Quanto tempo sarà necessario per tornare ad una compiuta normalità?
Qualche mese o, addirittura, qualche anno ancora?
Certo è che l’umanità è ben avviata lungo il suo – non facile – percorso di resurrezione, che ci dovrà portare a rivedere, finalmente, la luce in fondo al tunnel.