di Tommasina D’Onofrio
La verità che sta nel mezzo è l’unica definizione di stampo democristiano che contemplo nel mio vivere quotidiano. E in questo caso, da donna, assidua frequentatrice di stadi, io la voglio dire su quanto accaduto, filmato e poi mistificato domenica allo stadio San Paolo.
Diletta Leotta è bella, di una bellezza disarmante. E questo è innegabile. Diletta Leotta è una femmina simpatica, oltre ad essere una brava giornalista. Diletta Leotta, come me, vive ed opera in un settore maschile dai tratti maschilisti ancora troppo marcati. Ma Diletta Leotta è entrata in uno stadio dove il razzismo, il sessismo e la discriminazione vengono tenuti da sempre fuori dai tornelli.
Dove in curva, per esempio, non conta se porti i pantaloni o la gonna, e che tu abbia le tette non se ne accorge nessuno e non importa a nessuno. Per questo, leggere stamattina che è stata vittima di cori sessisti mi ha fatto male. Così come, d’altra parte mi fa male leggere di chi la critica per come era vestita domenica. A parte che secondo me stava benissimo, ognuno è libero di vestirsi come gli pare.
Ciascuna di noi è libera di esprimere la propria femminilità pur facendo un mestiere da uomo. Chiunque di noi ne ha il sacrosanto diritto. E la sua reazione sorridente ai cori che l’hanno accompagnata è stata, secondo me, la migliore risposta a tutte queste inutili quanto strumentali polemiche. La questione l’aveva chiusa lei col suo pollice prima ancora che voi l’apriste. Credo, però, leggendovi, che la strada da fare per riconoscere donne libere in corpi bellissimi, sia ancora tanta.
E questo lo dico per tutte noi. Forse io un abbigliamento così non posso permettermelo. Rispetto alla Leotta ho qualche anno e qualche chilo in più. E qualche anno fa, un grande che non oso neanche chiamare collega, Gianni Pennacchi, mi disse che una vera giornalista si vede dalle scarpe che indossa, suggerendomi sommessamente di scordarmi i tacchi e mettermi a correre dietro alle notizie.
Ma non per questo lei e le donne come lei devono subire tutto questo. Evviva Diletta, evviva lo stadio San Paolo. E Forza Napoli, sempre!