di Rosario Pesce
Quello che sta per terminare è, certamente, un campionato europeo di calcio anomalo, visto che le squadre, che erano favorite per la vittoria finale, sono tutte quante uscite ben prima della semifinale, a dimostrazione che, molto spesso, i pronostici sono fatti per essere smentiti.
Le sconfitte di Francia, Portogallo, Belgio, Germania dimostrano, peraltro, che nel calcio del vecchio continente le gerarchie non sono affatto consolidate, visto che i campioni mondiali ed i campioni europei uscenti non sono stati in grado di replicare gli ultimi loro successi.
È, ovviamente, questo un segnale che va letto ed interpretato.
Se per un verso non possiamo che esserne felici, visto che nell’ultimo decennio l’Italia non è stata mai competitiva ed ora torna invece ad esserlo, per altro verso non possiamo non evidenziare come il livello tecnico dei calciatori si sia sostanzialmente omologato, per cui non esistono più, come negli anni Ottanta e Novanta, quelle Nazionali che, di fatto, avevano già vinto prima ancora di scendere in campo per lo strapotere che potevano vantare rispetto alle loro sfidanti.
Non esistono, quindi, neanche più quei calciatori che erano in grado, da soli, di far fare il salto di qualità: Platini, Baggio, Rummenigge, Van Basten (solo per citarne alcuni) erano di uno standard nettamente superiore ai campioni di oggi, che possono essere ottimi atleti, ma non hanno i numeri e le abilità di chi era capace di vincere un torneo, trascinando finanche i compagni di squadra che campioni non erano.
Non conosciamo l’evoluzione possibile del calcio nel prossimo ventennio, visto che molti sono i fattori che possono condizionare, in un senso o nell’altro, la crescita di un settore, sportivo ed economico, che ha subito la mazzata del Covid in modo plateale, se è vero che gli utili dell’ultimo anno si sono ridotti drasticamente rispetto a quelli del pre-pandemia.
Certo, ci farebbe piacere se tornassero i campioni veri, quelli di valore assoluto, ma frattanto ci accontentiamo di auspicare la vittoria finale della nostra Nazionale, visto che quindici anni dopo il successo del Mondiale in Germania segnerebbe una svolta per quello che rimane, pur sempre, lo sport più amato dagli Italiani.