Quello del 2017 è stato un inizio tragico, visto l’attentato che si è consumato in Turchia per mano islamista nelle prime ore del nuovo anno.
È evidente che il mondo sta combattendo una guerra planetaria contro il terrorismo, nella quale esistono degli Stati che sono più esposti degli altri, fra i quali appunto la stessa Turchia.
Istanbul come Berlino, Parigi come New York: ormai, non esiste grandissima differenza fra le metropoli, perché tutte, almeno una volta, sono state colpite dalla furia omicida di persone che uccidono in nome di un Dio, che dovrebbe – piuttosto – essere misericordioso e dovrebbe farsi araldo di pace e non di spargimenti di sangue tanto cruenti, quanto efferati.
Per fortuna, ad oggi, nel quadro europeo solo Roma e le grandi città italiane, Milano e Napoli, sono state risparmiate dall’istinto omicida dei terroristi finanziati e formati dall’Isis.
Evidentemente, non possiamo che sperare che all’Italia non sia riservato il medesimo destino di Francia, Regno Unito, Germania, Turchia, Stati Uniti.
È ovvio che la politica di accoglienza, finora fatta dal nostro Stato, anche a prescindere da chi stesse al Governo, ha fatto sì che l’Italia venisse risparmiata dalla violenza islamista, ma è pleonastico sottolineare che gli equilibri internazionali sono così sottili, che potremmo venirci a trovare nelle medesime condizioni delle altre nazioni, che hanno già versato un tributo altissimo sull’altare della lotta al terrorismo internazionale.
Pertanto, sarebbe cosa buona e giusta che le forze politiche del nostro Paese si presentassero con un atteggiamento diverso alle prossime verifiche nei consessi mondiali.
Non è possibile che la Destra populista di Salvini e della Meloni possa continuare ad usare toni, verbalmente, molto violenti nei riguardi degli immigrati: tali parole non possono che rinfocolare l’odio contro l’Italia ed esporci a pericoli, che altrimenti saremmo in grado di prevenire, semplicemente ricorrendo al linguaggio della mediazione e del dialogo.
Ma non tutti i partiti ed i leaders hanno la medesima saggezza, per cui delle espressioni colorite, che nascono per meri fini elettoralistici, possono scatenare delle reazioni spropositate ed imprevedibili.
Non abbiamo dimenticato, invero, la vicenda del giornale satirico francese, la cui redazione è stata trucidata, a causa di vignette giudicate blasfeme dagli integralisti islamici.
È la concreta dimostrazione che le provocazioni non solo non vanno realizzate, ma piuttosto devono essere sistematicamente evitate, perché possono essere foriere di reazioni non controllate, che determinano una scia lunghissima di lutti e di sangue.
Pertanto, un appello al senso di responsabilità non può non essere promosso in un momento storico nel quale, finanche, una battuta fuori posto di un leader religioso o di uno statista può innescare un processo incontrollabile di violenza.
Saranno in grado di capirlo quanti, invece, di gettare acqua sul fuoco, si divertono ad alimentare le fiamme per meri interessi di parte, peraltro tanto scontati, quanto biechi?