Quello di Francesco è, certamente, un Pontificato innovatore per diversi motivi.
Innanzitutto, la personalità del Pontefice, venuto dalle Americhe, ha sedotto i credenti ed i laici in questi tre anni in un modo così forte, che lo stesso Papa è divenuto, quasi, una star a fronte, invece, del discredito che ha, ineluttabilmente, ricoperto molti protagonisti dell’agone politico internazionale.
La sua umiltà, la semplicità dei gesti, la genuinità sono state, invero, dei punti di forza notevoli, che hanno consentito a Francesco di acquisire la simpatia di milioni di persone, che invece si stavano allontanando dalla Chiesa a causa dei molteplici scandali, a sfondo sessuale o finanziario, che – nell’ultimo decennio – hanno investito importantissimi prelati, europei e nord-americani.
Francesco, in tale contesto generale, è stato capace di divenire una calamita per quanti hanno, sempre, agognato che l’esempio fosse legato intimamente alla Parola di Dio: si sa bene che si educa molto più efficacemente attraverso i gesti, che non attraverso i discorsi retorici, e Francesco ha saputo incarnare tale messaggio, divenendo ben presto un Papa dai comportamenti pubblici, davvero, ispirati ad un francescanesimo sincero e, fortemente, autentico.
Però, egli ha saputo, anche, continuare sulla medesima traccia del suo predecessore, visto che la qualità teologica del suo Pontificato non è, affatto, inferiore a quella di Benedetto XVI: è noto che la sua matrice gesuitica gli consente di approfondire tematiche di morale e di teologia, almeno, con il medesimo livello di approfondimento di Papa Ratzinger, che aveva in più solo l’austerità tipica di chi proviene dal mondo tedesco e di chi, quindi, è erede di una tradizione di contrapposizione, culturale e politica, al protestantesimo più radicale e pregno di densi significati filosofici.
Un quesito, certo, non possiamo non formularlo: a che punto è arrivata l’opera di riforma della Chiesa, visto che egli è stato eletto per rimuovere gli aspetti peggiori dell’organizzazione ecclesiastica, così come questa è venuta a formarsi negli ultimi decenni?
I segnali non sono mancati: moltissimi componenti della Curia romana sono stati sostituiti con il suo arrivo al soglio pontificio, ma crediamo che, ancora, sarà necessaria un’altra generazione per rimuovere delle incrostazioni, che ineluttabilmente si formano in tutti i terreni luoghi di potere.
Ma, grazie a Francesco, l’opera di rinnovamento morale di Santa Romana Chiesa non può che procedere in modo spedito ed, in particolare, con il consenso dei fedeli, i quali si sono finalmente riavvicinati al messaggio di Dio ed alla sua istituzione, in Terra, più importante e pregna di storia.
Francesco, divenuto il Papa delle genti, è oggi il simbolo di un mondo intero, finanche di quello più distante dal Cristianesimo cattolico e dalle tradizioni episcopali della Curia di Roma.
Non sappiamo, certo, se e come si evolverà la parabola del messaggio riformatore di Francesco, ma invero non possiamo assolutamente negare che, per tal via, ha riacquisito credibilità, sul piano internazionale, il più significativo istituto religioso mondiale, il cui ruolo è di fondamentale importanza, visto che, in moltissimi momenti della storia del Novecento, l’azione esercitata dai Pontefici ha evitato guerre cruente ovvero ha impedito che ci fossero inutili spargimenti di sangue, in diverse parti del pianeta.
Francesco, forse, nella storia della Chiesa avrà un ruolo non dissimile da quello di Giovanni XXIII o di Paolo Giovanni II: comunque si evolveranno la storia e la sua vicenda personale a capo del Cattolicesimo mondiale, egli è il portatore di un’energia non irrilevante di rinnovamento, che è stata pari solo in pochi altri momenti della storia ecclesiastica.
Riuscirà a portare la sua azione fino alle estreme conseguenze ovvero sarà fermato dal peso degli anni e dalle resistenze episcopali?
Crediamo che, comunque si evolverà la storia futura, Francesco sarà sempre individuato come un essenziale punto di snodo e sarà, nelle menti e nei cuori dei fedeli, il riformatore che ha consentito alla Chiesa di sopravvivere e di rilanciare, positivamente ed autorevolmente, il suo ruolo nel mondo e fra le genti più bisognose, fra quelle persone, cioè, che rappresentano il destinatario naturale del messaggio evangelico di Cristo.