L’antivirus. Uno solo, per tutti i virus. Anche quelli “mutanti”, anche quelli del futuro. Se il ventesimo è stato il secolo degli antibiotici, ora zitti zitti stiamo preparando la seconda rivoluzione della medicina: un unico farmaco che contrasti tutte le infezioni virali, capace di colpire la proteina che i virus utilizzano per moltiplicarsi nell’organismo umano. Lo studio condotto in collaborazione tra Università di Siena e Cnr, è appena stato pubblicato dalla prestigiosa rivista americana “Pnas – Proceedings of the National Academy of Sciences”, e parte da un presupposto illuminante: invece di colpire i classici componenti virali, come succede con i farmaci attualmente in commercio, le nuove molecole puntano ad inibire una proteina umana, la Rna elicasi DDX3, che i virus utilizzano per infettare la cellula e replicarsi. Gli studiosi sono riusciti a progettare e sintetizzare la nuova famiglia di composti, che essendo più potenti e selettivi, sono in grado di colpire non solo il virus Hiv, ma anche virus caratterizzati da morfologia e meccanismi di replicazione differenti, come quello dell’Epatite C (Hcv), della febbre Dengue (Denv), e quello del Nilo Occidentale (Wnv), della stessa famiglia del virus Zika.
La ricerca è ad uno stadio avanzato: visto che il target è una proteina umana e non virale, il composto ha pienamente mantenuto il suo profilo di attività contro tutti i ceppi di Hiv resistenti alla terapia utilizzata attualmente, come dimostrato dal professor Maurizio Zazzi del dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Siena. Uno studio preliminare in vivo, effettuato in collaborazione col professor Maurizio Sanguinetti, dell’Universita’ Cattolica di Roma, ha dimostrato che il composto non è tossico nei ratti, e che è in grado di biodistribuirsi nei tessuti: “Il potenziale di questi composti è enorme e potrebbe trovare applicazione nel trattamento dei pazienti immunodepressi che spesso sono soggetti ad altre infezioni virali, come nel caso dei pazienti Hiv/Hcv coinfetti. Inoltre, l’ampio spettro antivirale che caratterizza i composti potrebbe rappresentare una valida soluzione anche per il trattamento dei nuovi virus emergenti che si stanno diffondendo in maniera sempre piu’ frequente ed estesa col fenomeno della globalizzazione, e per i quali non e’ spesso nota una cura efficace”.
“Qualche anno fa- spiega il professor Maga dell’Istituto di Genetica Molecolare del Cnr di Pavia, che con il collega Botta del dipartimento di Biotecnologie, chimica e farmacia dell’Universita’ di Siena, sta portando avanti le sperimentazioni – avevamo sviluppato un inibitore dell’enzima cellulare DDX3, in grado di bloccare la replicazione del virus Hiv. Dato che quella molecola colpiva un bersaglio cellulare, avevamo ipotizzato che potesse essere efficace anche contro i virus mutanti, resistenti ai farmaci anti-Hiv utilizzati in terapia. Gli inibitori piu’ potenti che siamo riusciti a creare proseguendo negli studi sono la dimostrazione della validità di quell’ipotesi. Sarà necessario continuare le ricerche per trasformare queste molecole in farmaci, ma possiamo considerare gli inibitori della proteina DDX3 i prototipi di antivirali ad ampio spettro, una classe di farmaci ad oggi non ancora disponibile”.