Contro il SARS-CoV-2, che provoca la malattia da coronavirus, la COVID-19, c’è un potenziale vaccino, prodotto dall’azienda di biofarmaceutica CanSino Biologics, in fase di studio in Cina. I dati sul vaccino, che sembra sicuro e in grado di stimolare una risposta da parte del sistema immunitario, sono stati pubblicati venerdì 22 maggio sulla prestigiosa rivista medica Lancet: è la prima volta che una rivista scientifica pubblica i risultati di un test clinico di fase 1 (ossia ancora da sottoporre a verifica) su un candidato vaccino anti-covid.
CAVALLO DI TROIA. Il vaccino, chiamato Ad5-nCoV, si basa su un adenovirus non replicante, ossia una versione indebolita di un comune virus del raffreddore, per consegnare all’organismo da immunizzare parte del materiale genetico del SARS-CoV-2 (quello che serve per codificare la proteina “spike” del coronavirus della covid). In pratica, l’adenovirus funziona da vettore virale, cioè, per usare le parole dell’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, «una sorta di guscio vuoto da cui spuntano le proteine del coronavirus». L’obiettivo è insegnare al sistema immunitario a produrre anticorpi contro le proteine spike, in modo che lo sappia fare quando verrà a contatto con il coronavirus SARS-CoV-2.
RISULTATI. I ricercatori hanno testato il vaccino in tre dosi – bassa, media ed elevata – su 108 volontari sani tra i 18 e i 60 anni che non avevano avuto la COVID-19. Una singola dose di vaccino è risultata sufficiente per sviluppare entro un mese, e in tutti i partecipanti, anticorpi capaci di legarsi al SARS-CoV-2 (ma non necessariamente in grado di neutralizzarlo). La metà dei soggetti nei gruppi a basso e medio dosaggio e tre quarti di quelli nel gruppo ad alto dosaggio ha sviluppato inoltre anticorpi neutralizzanti, che si legano al virus e lo disarmano, impedendo che infetti altre cellule.
BASTERÀ? Ancora non si sa se la presenza di anticorpi, inclusi i neutralizzanti, sia sufficiente a proteggere dalla COVID-19 e per quanto tempo. Questa fase dello studio serviva a testare la sicurezza del vaccino e a stabilire i dosaggi per i trial di fase 2. L’Ad5-nCoV ha dato alcuni effetti collaterali lievi o moderati, come dolore nel sito dell’iniezione, mal di testa, affaticamento, qualche linea di febbre. Nove partecipanti (5 dei quali reduci dall’alto dosaggio, che sarà abbandonato nei prossimi test) hanno sviluppato febbre superiore ai 38,5, che è però sparita dopo due giorni.
Qualche perplessità riguarda il fatto che molte persone sono già entrate in contatto con l’adenovirus 5, e questo potrebbe indurre il sistema immunitario a concentrarsi su quella parte del vaccino anziché sul materiale genetico del SARS-CoV-2 che introduce.Il problema potrebbe essere più accentuato nei soggetti adulti di mezza età o anziani, che dovrebbero avere più alti livelli di immunità agli adenovirus dei raffreddori.
- pubblicato da Focus il 25 maggio 2020 – articolo di Elisabetta Intini