Cara città, siamo gli e le abitanti che stanno cercando di restituire un bene pubblico chiuso e lasciato all’incuria. Un enorme spazio verde che potrebbe essere un parco di tutti e tutte in un territorio avvelenato dall’inquinamento e dalla speculazione edilizia, drammi che si aggiungono ai disagi della precarietà e della disoccupazione. Siamo il Comune delle industrie chiuse e mai bonificate. Mille sono state le promesse di riqualificazione mai mantenute su enormi pezzi della nostra terra che potrebbero essere spazi per servizi dedicati a chi abita questo enorme paese senza luoghi di aggregazione, di socialità, di verde. Pertanto siamo entrati in questo bene che lo Stato ha ceduto a costo zero all’amministrazione comunale con l’impegno da parte di quest’ultima di utilizzarlo per fini sociali. C’è chi, guardando solo alla forma e non alla sostanza, dice che la nostra azione è illegale perché passa per la pratica dell’ “occupazione”: di fatti la nostra “occupazione” è una legittima liberazione, un recupero organizzato in maniera autonoma perché non c’è più fiducia nelle istituzioni e nei ceti dirigenti. C’è chi, badando solo alle beghe tra politici locali, critica la Giunta non per aver trascurato questa risorsa ma per non aver represso la nostra iniziativa: in realtà, la nostra azione è indipendente, autorganizzata dal basso e non si basa sul favore di nessuno! C’è chi, inserito nelle dinamiche partitiche locali, sostiene che il nostro scopo sia di prendere possesso di queste terre, perseguendo i nostri interessi: invece non abbiamo commesso alcuna appropriazione indebita e promuoveremo solo attività di comune utilità, accogliendo le proposte e il protagonismo di tutti e tutte. Stanchi di tante parole cadute nel vuoto in anni ed anni di malgoverno, dalla nostra parte ci sono i fatti. Da quando siamo entrati, i cancelli di quest’area sono aperti facendo in modo che chiunque possa usufruire di essa, mentre prima erano chiusi e nessuno aveva diritto all’accesso! Da quando siamo entrati abbiamo pulito i vialetti e i piccoli edifici, tagliato l’erba, contattato ricercatori e tecnici per monitorare lo stato di salute del suolo, abbiamo programmato attività per il quartiere adiacente, per tutta Casoria, per tutta l’area nord. Non riconosciamo affatto il concetto di possesso. Anzi, vogliamo combattere le privatizzazioni e riconquistare beni comuni. I nostri interessi non sono quelli del gruppo che ha avviato questa esperienza ma quelli della comunità. Per questo abbiamo deciso di presidiare giorno e notte una zona verde fino a quando non verrà realizzato il parco che la Giunta dice di avere come progetto per essa e per il quale attualmente non ci sono neppure fondi da investire. Invece di aspettare – un’attesa forse vana? – stiamo autogestendo una parte di questi ettari per produrre un modello virtuoso di utilizzo dell’intera area. Un parchetto, un luogo dove chi non ha i soldi per andare in vacanza possa passare l’estate, degli orti sociali, dei progetti di agricoltura urbana gestiti dalle donne e dagli uomini del territorio, sono le nostre proposte. Tuttavia aspettiamo le idee e la condivisione di tutta la cittadinanza. TerraNostra è a Casoria nell’ex-deposito aereonautico di Via Boccacio, 36 (“Ponte tre luci” // nei pressi della Stazione)