È evidente che, nella nostra società, le differenze stanno crescendo in modo notevole fra un ceto ed un altro, per cui le conquiste di civiltà e di uguaglianza del secolo scorso vengono messe, seriamente, in dubbio.
Lo Stato sociale sta divenendo una mera chimera, per cui valori fondamentali, come l’assistenza per i più deboli o la previdenza o l’istruzione o la sanità per tutti, sono messi in pericolo quotidianamente.
Anche per effetto di una tale situazione, ormai l’elettorato è stanco, per cui o non va a votare in segno di protesta ovvero decide di dare il proprio consenso a forze che, sovente, sono portatrici di un messaggio populistico che non è credibile, almeno, fino a quando il sistema economico rimarrà immutato.
L’assente, in tal caso, è la credibilità della politica, che non ha più la forza e l’autorevolezza di dare risposte compiute ai bisogni degli individui, sempre più vasti ed articolati, nella misura in cui la nascita di una società complessa li ha stratificati e resi ridondanti.
È ovvio che la “vecchia” Europa, in questo momento storico, sta pagando un prezzo ulteriore: quello della difficile integrazione con gli immigrati, che sono sempre più numerosi, in particolare, nei Paesi del Mediterraneo.
In tal caso, la paura dello straniero non fa altro che generare un atteggiamento di chiusura, che invero non incentiva la necessaria e doverosa integrazione fra l’elemento autoctono e quello di nuovo insediamento, per cui molte forze politiche, per mero interesse elettoralistico, hanno interesse a soffiare sul fuoco e ad alimentare una guerra fra poveri che può divenire molto pericolosa per la tenuta del sistema democratico.
Peraltro, diventano necessarie nuove risorse finanziarie per fare fronte a tali complessità e per venire incontro al bisogno di integrazione fra “vecchi” e “nuovi” Europei.
Sarà il sistema economico nelle condizioni di fare fronte a tale scommessa?
Il sistema politico avrà la giusta autorevolezza per guidare un processo di mediazione fra interessi non sempre convergenti, ma tutti legittimi?
È ovvio che, nei prossimi anni, l’Europa sarà sempre più di fronte ad un bivio: fallire, mandando in fumo i sogni di molti pensatori del Novecento, che hanno contribuito a costruirla, ovvero rilanciare il suo ruolo, ben sapendo che ogni singolo Paese europeo non sarà mai in grado di fare fronte alle problematiche, se non in un contesto internazionale che sia in grado di offrire la facilitazione più opportuna in termini sia finanziari, che politici.