di Rosario Pesce
Quella che è, appena, iniziata è un’estate certamente torrida, non solo per motivi meramente climatici.
I dubbi persistono in merito a molti aspetti della vita civile, collegati in modo più o meno diretto all’evoluzione della pandemia.
Il fatto che il Governo abbia deciso di prolungare lo stato d’emergenza fino al 31 dicembre non costituisce, invero, una buona notizia, perché è ovviamente la prova che non ci siamo liberati del virus, che è presente ancora fra noi e che, sia pure con cifre molto diverse rispetto a quelle dei mesi scorsi, continua a mietere vittime.
L’innalzamento dei contagi era prevedibile dopo la riapertura, visto che il Paese non poteva continuare a rimanere chiuso per molte settimane ancora, perché altrimenti l’economia avrebbe corso il rischio di subire un serio tracollo, ben più grave di quello che già si è prodotto nei mesi di marzo ed aprile.
Ma, ora le perplessità non mancano.
Anche altre nazioni sono state costrette a ridefinire le quarantene, dopoché la curva dei contagi ha iniziato di nuovo ad innalzarsi, per cui, in questo momento, è il mondo intero dall’America meridionale all’Estremo Oriente a fare i conti con un’infezione che non vuole scomparire del tutto.
Ed, allora, cosa fare per garantire la salute dei cittadini a settembre, quando tutte le attività riprenderanno il loro ordinario percorso, a cominciare da quelle scolastiche?
È evidente che nessuno di noi può conoscere, preventivamente, gli sviluppi del contagio nel corso dei prossimi due mesi, per cui la cautela non può che regnare sovrana.
Ma, le incertezze non fanno certo bene, in particolare all’economia, che rischia di procedere a strappi.
I collegamenti con gli Stati, più investiti dall’infezione, sono stati interrotti, a dimostrazione del fatto che il virus viaggia con le persone e che unico modo per interromperne lo sviluppo è quello di recidere in modo netto la catena di trasmissione che ha inizio con il rientro dei nostri concittadini dall’estero.
Quindi, dobbiamo imparare a convivere con la paura del contagio, ma fino a quando potremo vivere in una simile condizione?
È il quesito che ci porteremo dietro per molto tempo, nell’auspicio che la ragione del terrore del XXI secolo, quella appunto batteriologica, possa scomparire già nei prossimi mesi.