- di Margherita De Rosa
Con il testo dell’intesa Stato-Regioni dello scorso Luglio, un significativo “ritocco” ha ridotto, e notevolmente, le erogazioni da parte del Governo di casa nostra agli Enti locali preposti, gettiti in pratica finalizzati al sostegno ed al funzionamento di quello che può definirsi uno dei settori più importanti della vita di una nazione: la Sanità. Certo, non si tratterà dei temuti dieci miliardi di euro proposti inizialmente e, sarebbe il caso di aggiungere, indecentemente, ma le riduzioni poste in essere hanno danneggiato e danneggeranno tantissimi contribuenti e, in special modo, i più deboli: gli ammalati, che vedono minimizzato o, talvolta, nullificato, il diritto, palesemente riconosciuto dalla nostra gloriosa Costituzione, alla salute… eppure, i commenti di molti “operatori politici”, si passi il termine poco ortodosso, all’indomani del raggiunto accordo, apparivano a dir poco lusinghieri: tutti, o quasi, ravvisavano nella nuova pianificazione del finanziamento destinato alla Sanità, un’ equa e, quanto mai, efficace azione sia di risanamento del precedente deficit in cui molte Regioni versavano, e versano, sia di rinnovamento di un sistema assistenziale vetusto e obsoleto. Secondo un più semplice registro linguistico, il ministro Lorenzin avrebbe voluto convincere noi, comuni mortali, che tale, “provvidenziale” manovra, sarebbe risultata efficace per eliminare i cosiddetti sprechi e, fin qui, la saggezza e la previdenza dominano incontrastate…ma, alla resa dei conti, in senso metaforico, ebbene, i conti, stavolta nella più volgare accezione, non tornano… infatti, nel ridefinire standard relativi alle somme da destinare all’acquisto di beni, servizi e dispositivi medici, nel ridurre il numero delle prestazioni “inappropriate” di assistenza specialistica ambulatoriale, nel contrarre il numero dei ricoveri di riabilitazione ad “alto rischio di inappropriatezza”, nello stabilire i cosiddetti standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera, nel rideterminare prezzi e costi, qualcosa non ha funzionato e ne sono testimonianza concreta i diretti interessati, gli infermi, coloro che, nel giro di poco tempo, hanno visto svanire le poche certezze su cui contavano per poter sperare in una qualità di vita dignitosa, nonostante la loro condizione non del tutto felice… la stampa, da più orientamenti, ha evidenziato l’insorgere di un problema nuovo e grave, rappresentato dalla rinuncia della stragrande maggioranza dei nostri anziani a curarsi, dal momento che gran parte delle spese mediche, stando alle disposizioni di Stato e Regioni, grava sulle loro non certo auree pensioni…un simile disagio è purtroppo sperimentato anche da nuclei familiari più o meno abbienti, non essendo più possibile usufruire di ticket riduttivi di determinate prestazioni specialistiche o inerenti a esami dal costo rilevante…inoltre si registra uno strano divario tra una Regione e l’altra, specificità tutta italiana….comunque, al di là dei tecnicismi, cosa realmente stanno sperimentando gli inermi cittadini? Enormi difficoltà nell’assicurarsi quanto è per loro indispensabile in qualità di ammalati e non è un caso che i più deboli, i più fragili tra gli ammalati stessi, cioè gli anziani, stiano purtroppo, e si perdoni la crudezza dell’espressione, “tirando le cuoia” prima di quanto avrebbero potuto se solo il nostro sistema sanitario fosse stato più saggio nei tagli e ritagli da realizzare… è pur vero, come già evidenziato, che esistono delle differenze tra una Regione è l’altra, ma è altrettanto indiscutibile che la drastica riduzione dei supporti indispensabili da fornire a chi versa in condizioni di sopravvivenza disperate, come i malati di SLA e, in particolare, a quanti soffrono di disturbi psichiatrici cronici, rende criticabile il pur nobile principio della riduzione degli sprechi, anzi, ci si chiede: erano realmente tali?
Nella fattispecie, ci occuperemo delle ripercussioni dell’Intesa in questione sul settore della salute mentale; ebbene, pare che la manovra posta in essere riduca in maniera significativa non solo le possibilità di interventi d’urgenza ma, in particolare, di tutta quelle serie di azioni preventive, volte a scongiurare il serio pericolo di un precipitare degli eventi… ciò determina il peggioramento della qualità di vita del paziente e di quanti lo circondano, poiché, venendo meno il supporto dei servizi precedentemente forniti dagli enti preposti, si avverte con maggior drammaticità la solitudine e l’amarezza di chi si confronta quotidianamente con una tra le più delicate delle patologie, ad esclusione di quelle incurabili o altamente invalidanti, vale a dire il disagio mentale…e pensare che in altre nazioni europee è un dato di fatto o una realtà, comunque, in concreta fase di definizione il riconoscimento di una nuova figura professionale: il caregiver, cioè colui o colei che fa da sostegno alle famiglie di parkinsoniani, malati di Alzheimer, psicotici e di quanti sono turbati nel loro equilibrio da patologie che non possono essere fronteggiate con il pur grande ed immenso amore di chi gli è accanto, in qualità di genitore, figlio, coniuge…L’Italia, dunque, in alcuni settori della nostra bella Sanità, è già piuttosto indietro, quindi, non può che risultare a dir poco vergognoso un taglio alle già magre risorse disponibili, indispensabili per rendere migliore la condizione di vita dei tanti ammalati cronici: la civiltà di una nazione si misura da tali aspetti e non da altri; i nobili principi enunciati nella Costituzione sono a dir poco contraddetti e vituperati, mentre c’è, e se qualcuno può smentirlo ben venga, chi continua a percepire compensi degni di un sultanato arabo, restando indifferente alla povertà dilagante, alla sofferenza, alla malattia, alla disperazione di chi non può regalare un sorriso di sollievo a chi ha come compagna di viaggio la sofferenza… laddove viene meno il rispetto per i diritti dell’uomo, in particolare dell’ammalato, laddove non c’è più spazio per la dignità dell’individuo, ebbene, non hanno più ragion d’essere parole come progresso, democrazia, civiltà, anzi, sarebbe più coerente sostituirle con un termine forte ma che meglio renda l’idea dell’infiacchirsi della giustizia sociale del nostro tempo: barbarie…eh sì, perché ciò che è sotto gli occhi di tutti non è altro che il risultato di un imbarbarimento delle coscienze di quanti sono preposti a servire il Paese e preferiscono invece servire se stessi, conservando , senza scrupoli né sensi di colpa, privilegi e immunità…