È evidente che, a livello mondiale, si stia verificando un vero e proprio scontro di civiltà fra quella cristiana e quella musulmana, che prorompe in modo sempre più netto sullo scenario globale.
Fra i due mondi – perché tali sono – esiste una diversità profonda: i Cristiani, nonostante credano nella trascendenza, danno un’enorme importanza alla vita terrena, mentre almeno nell’Islam più integralista la vita mondana perde qualsiasi valore, per cui giovani e donne mettono in conto di farsi saltare in aria, pur di rispondere ad un presunto ordine del loro Dio.
È chiaro che tale differenza nasce da un fatto culturale fondamentale: il Cristianesimo ha conosciuto ed ha fatto propria la cultura illuministica, mentre l’Islam non ha mai avuto un simile fermento culturale, per cui la secolarizzazione, in quella parte del mondo, è tipica solo dei ceti sociali più evoluti ed avanzati, che sono entrati in contatto con il mondo occidentale e che hanno aderito, di conseguenza, ad un diverso modo di intendere l’antropologia.
È altrettanto ovvio che lo sviluppo economico dei Paesi arabi, possessori di petrolio, ha peraltro reso quei Paesi più “occidentali” di quanto possano sembrare: le differenze, infatti, fra un ceto ed un altro sono enormi, per cui diviene impossibile paragonare lo stile di vita e le opportunità del ricco e del povero.
Nel nostro mondo, invece, le ricchezze, pur essendo non sempre divise in modo equo, garantiscono ancora la sopravvivenza a molti, ma è ovvio che, se la tendenza continua ad essere questa, finanche in Occidente le distanze fra una classe ed un’altra diventeranno così nette, che le classi saranno sempre più delle caste.
D’altronde, la politica neanche aiuta, visto che gli spazi di democrazia non sempre garantiscono l’effettiva partecipazione al dibattito di quanti hanno merito e competenze in favore di chi, invece, talora viene selezionato con criteri diversi e, comunque, discutibili.
È, dunque, necessario fare una riflessione importante sui destini futuri della nostra società, tenendo conto del fatto che le élite saranno sempre più predominanti nel nostro mondo ed il loro ruolo non sempre potrà essere propulsivo, visto che – appunto – il merito non costituisce necessariamente l’unico parametro possibile per la loro genesi e la loro stratificazione.
In tal senso, lo scontro di civiltà fra il mondo cristiano e quello islamico rischia di divenire sempre più pericoloso ed inquietante, dal momento che si configura come scontro fra élite che non hanno sempre un radicamento sociale ed un’autorevolezza tale da garantire loro forza e saldezza nei momenti difficili.
Ma, si sa bene che il sistema immunitario dell’Occidente è molto forte, per cui, qualora pure si stratificasse un processo che non viene incontro ad un rafforzamento vero del consesso sociale, è ineluttabile che eventi di vera svolta di valore epocale faranno sì che il nostro mondo possa ripartire alla grande e superare le difficoltà contingenti.