di Alessandro D’Orazio
Sembra prendere forma in queste ore una nuova idea da parte del governo Lega-M5S, e cioè usare l’oro di Bankitalia per evitare una manovra correttiva con contestuale aumento dell’Iva. Una proposta che sembra circolare da tempo, ma che adesso potrebbe realizzarsi in considerazione anche della prorompente ascesa del leghista Claudio Borghi.
In particolare, l’esecutivo giallo-verde sarebbe intenzionato ad usare parte delle riserve auree per dirottarle sulla spesa, evitando così una manovra correttiva e l’aumento dell’Iva nella legge di Bilancio del prossimo anno. Il leghista Borghi ha già depositato una proposta di legge sull’oro posto a garanzia dalla Banca. Quanto detto tuttavia non risulta una novità nel panorama politico nazionale, dato che già a partire dall’anno 2009 Silvio Berlusconi e il suo ministro dell’Economia Giulio Tremonti proposero una tassa sulle plusvalenze ottenute dai “detentori di metalli per uso non industriale”. Inutile dire che il bersaglio numero uno fosse proprio la Banca d’Italia. Palazzo Chigi però fu molto cauto in quella circostanza, subordinando la proposta al parere favorevole di Francoforte.
La Banca centrale europea disse ovviamente di no e tutto si risolse in una bolla di sapone.
Adesso però lo scenario sembra cambiato, come spiega lo stesso Borghi alla Stampa: “Il direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, ha recentemente dichiarato che per stabilire di chi sia la proprietà giuridica dell’oro bisogna chiedere alla Banca centrale europea. Ma che risposta è? È una questione che riaffiora in modo carsico e che tocca la sensibilità collettiva degli italiani.
In passato qualche governo voleva spenderlo quell’oro. Il ministro dell’Economia di Berlusconi, Giulio Tremonti aveva provato a rivalutarlo e a tassare la Banca d’Italia per le plusvalenze. Noi invece le riserve auree vogliamo proteggerle dagli interessi stranieri. Altro che assalto a Bankitalia”.
Il tesoro oggetto del contendere ammonterebbe a 2.400 tonnellate, per un valore che oscilla tra gli 80 e i 90 miliardi di euro. Poco meno della metà è conservato nel caveau di Palazzo Koch a Roma, mentre la parte restante è suddivisa tra gli Stati Uniti, i sotterranei della Banca d’Inghilterra a Londra e quelli della Banca dei Regolamenti Internazionali a Basilea. Metterci le mani sopra non sarà certo cosa facile.