di Rosario Pesce
La crisi ucraina ci riporta ad uno scenario possibile, che fa paura.
Si gioca, infatti, in queste ore una partita essenziale per la tenuta della pace a livello mondiale, visto che gli interessi sono notevoli.
La Russia, mettendo le mani sul Paese vicino, riacquisirebbe un potere straordinario sullo scacchiere internazionale, dal momento che diventerebbe per l’Europa l’unico fornitore possibile del gas orientale, peraltro in un momento storico – come quello attuale – nel quale i costi sono letteralmente esplosi, con conseguenze negative sia per le famiglie, che per le imprese occidentali.
È evidente che le potenze mondiali sono, oggi, tre: gli Usa, la Cina e la Russia di Putin, che è tornata a recitare un ruolo di primissimo livello, come ai tempi della vecchia Unione Sovietica, quando appunto Russia ed Ucraina erano governate dal PCUS e, quindi, si identificavano nel medesimo Stato.
Contrariamente ad altre crisi degli anni precedenti, questa rischia di non essere un fatto meramente locale: un eventuale conflitto sarebbe letale sia per i due Paesi coinvolti, che per l’intera Europa, che avrebbe scenari di guerra, praticamente, dentro casa.
Per questo motivo, in particolare, l’Unione Europea dovrebbe recitare un ruolo ben diverso da quello che, invece, ha interpretato finora: assistere passivamente ad un conflitto fra Russi ed Ucraini, a loro volta aiutati dagli Americani, ci riporterebbe indietro ai tempi della Guerra Fredda, quando le due superpotenze si dividevano il mondo e l’Europa, che ancora non esisteva come espressione politica, era passiva spettatrice e, talora, finanche preda delle mire espansionistiche dell’una o dell’altra potenza.
La partita in gioco, quindi, è di non poco rilievo: evitare che Putin diventi il proprietario esclusivo del gas ucraino, ma anche riportare l’Europa ad un ruolo di protagonismo nella politica internazionale, se si vuole evitare la rinascita di un mondo bipolarizzato, che mortificherebbe l’ansia di crescita economica del vecchio continente.