di Alessandro D’Orazio
Il Vesuvio, uno dei vulcani più celebri e al tempo stesso pericolosi al mondo, il quale attira da secoli la curiosità e l’interesse scientifico di molti esperti e studiosi, sarebbe secondo le teorie dello studioso Flavio Dobran a rischio eruzione. A differenza dell’Etna, il gigante partenopeo dorme ormai da diversi decenni, ma non è spento in quanto sofisticati macchinari confermano la sua silente attività.
Tale letargo, secondo Dobran, potrebbe infatti interrompersi da un momento all’altro. Certezza che l’ingegnere e presidente della Gves – attualmente docente presso la New York University – aveva già esternato in molteplici circostanze, destando un comprensibile clamore tra gli abitanti dell’hinterland vulcanico.
Per tale motivo, fino a venerdì 30 novembre 2018, lo studioso sarà a Napoli in occasione del convegno “Resilienza e sostenibilità delle città in ambienti pericolosi” che vedrà la presenza di oltre cinquanta esperti di fama internazionale. L’obiettivo del convegno è quello di riunire accademici, ricercatori, urbanisti, ingegneri, geofisici, ambientalisti, educatori, intellettuali e rappresentanti delle istituzioni, per confrontarsi sulla progettazione di adeguati percorsi di studio, di resilienza e sostenibilità all’interno degli habitat urbani della fascia vesuviana.
Infatti secondo Dobran: “Per il Vesuvio lo scenario atteso potrebbe essere apocalittico se non si riorganizza il territorio napoletano” e per tale motivo bisogna: “educare la popolazione iniziando con un’attività capillare nelle scuole napoletane”. In occasione del convegno sarà presentato inoltre il Simulatore Vulcanico Globale: “Si tratta di un modello fisico-matemtico-informatico in grado di ricostruire le passate eruzioni dei vari vulcani, e quindi anche del Vesuvio e dei Campi Flegrei, per valutare quelle future”.
Per lo studioso: “È ora di mettersi all’opera per avviare subito un serio ed oculato programma operativo e creare condizioni adeguate di sostenibilità e resilienza vera e propria che abbia il comune intento di inseguire, realmente, l’obiettivo dello sviluppo della sostenibilità, per la costruzione di una vita, che rinunzi al fatalismo, al pressappochismo, alla miopia che solo riesce ad intravedere cupi e disastrosi scenari di fuga e di deportazione di massa di intere popolazioni, come soluzione estrema di fronte al verificarsi di un’eventuale eruzione più o meno violenta e distruttiva del Vesuvio”.