di Nella Luna
Nella città dove un tempo scorrevano molti corsi d’acqua, probabilmente toccata anche dal mitologico fiume Sebeto, dal 7 al 10 settembre presso il Black Hole in via Caduti di Nassirya 39, scorreranno invece fiumi di parole scritte grazie all’Associazione vollese “A Rezza” che, sotto la direzione artistica di Nino Ragosta, promuove sul proprio territorio il primo Festival della lettura ad ingresso gratuito. Un esordio di tutto rispetto, con ospiti che promettono serate di forte emozioni e riflessioni. “L’intento –spiegano gli organizzatori – è quello di stimolare chi legge poco o chi non legge affatto. Promuovere nel territorio vollese spazi e tempi per la lettura, incontrare autori e autrici e animare i luoghi più insoliti con la cultura, con i libri, non solo degli autori ma anche quelli per ragazzi e adolescenti della cartolibreria Origami, e con l’arte come quella di Giuseppe Di somma che scolpisce segnalibri in legno”.
IL PROGRAMMA
7 settembre ore18.00 “Aghi” di Ornella Esposito (Augh edizioni).
“Dieci racconti, ambientati a Napoli, che attraverso più registri emotivi, dalla tristezza picassiana del periodo blu alla comicità grottesca, vogliono pungere il lettore snocciolando una varietà di personaggi schiacciati e bizzarri, messi ai margini dalla società e ammaccati dalla vita, ma verso i quali prevale il sentimento della tenerezza invece che il giudizio morale. Storie come aghi che pungono, ma come aghi che sanno anche ricucire. Risignificare. Ribaltare i punti di vista e di vita.
Frammenti di piccole esistenze che fanno piangere ma anche sorridere, spesso amaramente, tutti uniti dal fil rouge di tematiche quali il giudizio, la violenza, l’apparenza, la resilienza. Un viaggio in chiaroscuro dentro la fragilità umana e l’umanità fragile che, senza nemmeno volerlo, riesce a impartire lezioni di vita a quella società che la giudica e la respinge”.
8 settembre ore 18.00 “Il cane di fuoco – ventuno fiabe bio” di Massimo Andrei (Colonnese editore).
“Una raccolta di racconti che rievocano mondi fantastici, in cui le rose parlano, le cozze si confessano come antiche malafemmine, i carciofi protestano. Nel solco della vivezza dell’oralità di Giambattista Basile e in una interazione continua con il lettore, il protagonista, Nello, è impegnato in ventuno attraversamenti in tre distinte fasi della sua vita che lo vedono bambino, intento all’ascolto del mondo magico della fiaba nazionale; giovane artista, in viaggio alla scoperta di luoghi insoliti e incontri con personaggi bizzarri e di ritorno in una Napoli chiacchierona e caotica, tra i racconti di cuntìsti e parlettère. In un tempo in cui la comunicazione virtuale estrema sembra annullare ogni disposizione all’ascolto, alla scoperta e al ritorno, Massimo Andrei invita il lettore a una narrazione bio utilizzando una scrittura caratterizzata dallo scambio intenso tra persone reali e finalmente libere”.
9 settembre ore 18.00 “Tempesta Madre” di Gianni Solla (Einaudi editore).
“All’istituto Santa Sofia, Jacopo è il solo maschio della classe, e a otto anni il suo rapporto con le donne è già complicato. A partire da quello con la madre, che gli fa imparare a memoria versi di Majakovskij, spegne i mozziconi di sigaretta nei piatti ed è divorata dalla voglia di vivere. Sua madre e suo padre non vivono insieme ma non hanno mai smesso di litigare furiosamente, lei in italiano e lui in napoletano, lui macellaio e lei segretaria della Brahms edizioni musicali. Una notte, Jacopo e la segretaria – cosí lui chiama sua madre – si trasferiscono abusivamente in una palazzina popolare al Rione delle mosche: due buste, una scatola, e lo zaino di scuola come unico bagaglio. Nel rione c’è anche la macelleria di suo padre, e il pomeriggio Jacopo si chiude nella cella frigo a riempire di parole i fogli per incartare la carne. Quella di Jacopo è un’educazione sentimentale fallimentare, e a leggerla scappa spesso da ridere”.
10 settembre “I famelici” di Davide D’Urso (Bompiani editore).
“Il protagonista di questa storia è un settantenne di straordinaria vitalità, un uomo di successo. Sacrifici ne ha fatti tanti ma la congiuntura più favorevole nella quale poteva sperare di imbattersi – gli euforici e dissoluti anni ottanta – e una famelica volontà di affermarsi gli hanno permesso di sfuggire al destino da subalterno a cui sembrava condannato. L’altro protagonista di queste pagine – la voce narrante – è un giovane uomo cauto e pensoso. Era convinto che la laurea gli avrebbe garantito un futuro luminoso, invece il suo sogno – e quello di un’intera generazione – si è rivelato ben presto un’illusione e oggi, diviso tra lavori e amori precari, è costretto a ridimensionare le aspettative.
C’è un legame inscindibile tra i due uomini: sono padre e figlio, e questa è la storia del loro scontro.
E forse quella di una possibile riconciliazione. Il racconto procede per istantanee, schegge di uno specchio infranto nel quale tutti ritroviamo un pezzo di noi. I riti, le parole, lo stile di una famiglia guidata da un acceso desiderio di riscatto compongono il mosaico dei tic e delle idiosincrasie dell’Italietta piccoloborghese novecentesca. Davide D’Urso indaga nel microcosmo dei legami familiari per realizzare un affresco lucido e partecipe del Paese, raccontandoci chi eravamo e cosa siamo diventati”.