di Franco Ortolani
Casoria, Napoli nord: sprofonda la volta di una cavità che inghiotte un camion della nettezza urbana.
Ieri mattina, improvvisamente sotto il peso del camion ha ceduto l’ultimo diaframma di una cavità che si era sviluppata nel sottosuolo in vari anni in seguito alla degradazione del pozzo verticale che metteva in comunicazione la superficie del suolo con una cavità artificiale realizzata in passato nel banco di tufo chiamato Ignimbrite Campana (circa 40.000 anni fa) al fine di estrarre materiale lapideo per le costruzioni.
Prima dell’uso del calcestruzzo armato il sottosuolo veniva utilizzato per le necessità degli uomini sulla superficie. Era una estrazione chilometri zero. Con pozzi verticali si raggiungeva il banco di tufo che si trova a circa 20 metri di profondità al di sotto di priroclastiti sciolte; attraverso i pozzi i blocchi di tufo erano portati in superficie e lavorati. La cavità era usata come cantina per il vino e la conservazione di derrate alimentari varie.
Di solito le cavità venivano scavate nei cortili delle vecchie abitazioni e i pozzi verticali erano poi chiusi in superficie. La moderna urbanizzazione non ha tenuto conto della rete di cavità del sottosuolo e spesso manca qualsiasi censimento e monitoraggio dello stato delle cavità.
I problemi di stabilità sorgono in seguito alla progressiva degradazione dei sedimenti sciolti, compresi tra il tufo e la superficie del suolo, che determina scavernamenti e l’evoluzione verso l’alto delle cavità di neoformazione.
La realizzazione delle reti idriche pubbliche e private e il loro malfunzionamento determinano l’innesco dei dissesti lungo i pozzi verticali.
Quando il camion è transitato doveva essere rimasto un diaframma decimetrico tra la superficie stradale e la cavità di neoformazione.