di Andrea Carpentieri
Vorremmo riuscire, credeteci, a farvi capire cosa stiamo provando.
Vorremo riuscire a farvi capire cosa significhi aver visto i cavalieri azzurri correre veloci, padroni, sui campi di tutta la serie A.
Vorremmo riuscire a farvi capire cosa significhi per noi tale dominio dopo lunghi anni, più di trenta, in cui abbiamo assistito ai festeggiamenti altrui: una volta perché non c’eravamo più, un’altra perché eravamo in C, un’altra ancora perché eravamo in B, poi perché eravamo appena tornati in A, e poi ancora perché eravamo inferiori, o perché non eravamo ancora pronti, magari perché uno ce lo hanno rubato, infine perché siamo tornati immaturi…
Vorremmo riuscire a farvi capire cosa significhi, dopo anni di delusioni e sconfitte, respirare quell’aria di alta, altissima classifica che è fresca, buona, pulita, che riempire i polmoni, che sciacqua il cuore.
Vorremmo riuscire a farvi capire cosa significhi entrare allo stadio, ascoltare un altoparlante che canta una canzone dedicata ad un calciatore ritiratosi decenni fa eppure immortale nei ricordi, nei racconti, nell’amore…ascoltare quella canzone e sentire che è difficile, ogni volta di più, trattenere le lacrime pensando che Lui è stato qui, ma che purtroppo da quel maledetto 25 novembre non c’è più.
Vorremmo riuscire a farvi capire cosa significhi guardare, anche solo guardare, quella maglia azzurra in campo o sulla nostra pelle, cosa significhi passare a Fuorigrotta e, più o meno da qualunque punto, cercare con gli occhi, e ancor più col cuore, la sagoma rassicurante e materna del Tempio.
Vorremmo riuscire a farvi capire cosa significhi aver pensato per mesi al momento che forse arriverà domenica, forse martedì, forse ancora l’altra domenica…quel momento che, in ogni caso, arriverà, e sarà momento di pianto, di riso, di sorriso, di incanto; saranno momenti di oro prezioso e di seta morbida, momenti di esultanza rabbiosa e di liberazione gioiosa.
Vorremmo riuscire a farvi capire cosa significhi essere napoletani, tifosi del Napoli, campioni d’Italia. Non vorremmo riuscire a farvelo capire per noi stessi, no, non per cercare un’approvazione o per presentare una giustificazione.
Vorremmo riuscire a farvelo capire perché, se condividessimo con gli altri anche solo una scheggia dell’amore gioioso col quale ci fonderemo con i nostri ragazzi, forse anche le vite degli altri, non solo le nostre, diverrebbero per un momento più belle. E azzurre.