Su WhatsApp sbarca la pubblicità. E’ di questi giorni la notizia – diffusa sul sito Diggita.it – che Mark Zucherberg voglia introdurre la pubblicità targhettizzata per eliminare la quota di 0,89 centesimi che gli utenti sono obbligati a pagare per l’utilizzo della chat. Come avviene per le FacebookAds , così con WhatsApp, le aziende proporrebbero servizi e prodotti, sollevando gli utenti dalla spesa annua di 0,89 centesimi di euro. Una cifra irrisoria, ma l’essere abituati ad un servizio gratuito difficilmente fa accettare di buon grado il doverlo ricevere, poi, a pagamento. C’è da chiedersi, però, se la presenza continua dei banner non pesino di più dei pochi centesimi da pagare. Se si considera che a molti, se non a tutti, pesa l’invadenza di WhatsApp, è facile credere che la pubblicità sull’App di messaggistica mobile risulti un’ulteriore attentato alla tranquillità, perché, purtroppo, molte volte non c’è pace e non c’è modo di sfuggire al persistente controllo di WhatsApp.
Siamo controllati nell’orario: se ti colleghi, gli altri sanno che lo hai fatto e così possono sapere di te se stai chattando con qualcuno.Togli dalle impostazioni del sistema la visualizzazione dell’orario in cui ti colleghi, e questo dà adito ai malpensanti di credere che hai sicuramente qualcosa da nascondere.E se non rispondi? Considerato che le doppie virgolette che si colorano di blu indicano che hai letto il messaggio, sei un maleducato incurante dell’altro, menefreghista dei fatti altrui se non rispondi negli immediati 30 secondi successivi alla lettura del messaggio. Risulta difficile pensare che l’impossibilità sia data dal fatto che sei ad una riunione di lavoro, in auto o in corsa per prendere la metropolitana, e puoi solo limitarti a leggeree non a scrivere.
Ci sono leggi scritte che regolarizzano l’uso di WhatsApp che forse pochi sanno. Leggi che vietano l’utilizzo di WhatsApp ai minori di 16 anni, vietano di veicolare foto e campagne di razzismo, di divulgare immagini e video che possano diffondere il cyberbullismo. Ci dovrebbero essere, però, anche regole di buon uso dell’App mobile, una sorta di bonton della messaggistica che consenta di evitare ogni bruttura relazionale ed ogni invasione indiscriminata nella vita di ciascuno.
Molti inviano la foto della verruca, delle analisi del sangue al proprio medico; consulenze legali, commerciali e psicologiche vengono richieste via WhatApp a tutte le ore del giorno. Cosa sono queste invadenze? Cosa siamo? E’ stata la gratuità dei messaggi a rendere molte persone invadenti al punto di controllare, disturbare e alienare l’altro in maniera indisciplinata? o WhatsApp sta invadendo le nostre vite perchè abbiamo dimenticato la decenza del vivere civile?La risposta è sicuramente nella buona educazione. La messaggistica va usata senza dimenticarci del rispetto per l’altro;ricordando che ci sono informazioni, consulenze, conversazioni di lavoro e private, approcci sentimentali e addii che non si possono celebrare via WhatsApp, ma solo attraverso un confronto diretto, onesto e rassicurante come dovrebbe essere un rapporto umano.