Chissà cosa passa. in queste ore, nella testa dei genitori di Yara scomparsa da Brembate il 26 novembre 2010 e ritrovata cadavere il 26 febbraio 2011 in un campo di Chignolo d’Isola. Ci penso spesso al calvario di chi ha perso un figlio in modo misterioso. La ragione di vita credo diventi scoprire la verità e i responsabili.
La famiglia Gambirasio è sottoposta ad una tortura ancora maggiore: non sarebbe il sospettato a mentire ma i carabinieri.
Il video in cui si vede il furgone di Massimo Bossetti aggirarsi attorno alla palestra frequentata da Yara è stato montato ad arte in accordo con la procura di Bergamo per soddisfare “esigenze comunicative“.
Il filmato dato in pasto ai media è un collage di immagini simili e non risulta depositato agli atti del processo. Ad ammetterlo, è il comandante del Ris di Parma, il colonnello Giampietro Lago.
Lago ammette che il video è stato confezionato ed è un montaggio di più spezzoni di immagini immortalate da cinque telecamere diverse e che non c’è la certezza che mostri sempre lo stesso mezzo.
Interviene il presidente del Gruppo cronisti lombardi, Cesare Giuzzi, che indirizza una lettera aperta al procuratore capo di Bergamo: “… Ma a noi continua a risultare curioso che in questo Paese due istituzioni (la procura e l’arma dei carabinieri) considerino i giornalisti uno strumento per fare ‘pressione‘ a favore della propria tesi, propinando falsi all’opinione pubblica che non hanno alcun valore processuale, utilizzando la stampa in maniera strumentale. E ci permettiamo, vergognosa”.
Conclude Giuzzi: “Qui la questione non è l’innocenza o la colpevolezza di Bossetti, che verrà decisa dai giudici. Noi però siamo convinti che i processi si debbano ancora tenere in tribunale e non nei salotti televisivi. Per questo abbiamo chiesto, anche se ci è stato negato, di poter riprendere il dibattimento. E per questo oggi chiediamo conto del perché ci è stato consegnato dagli inquirenti del materiale presentato in una certa maniera e poi, in pratica, disconosciuto da quegli stessi inquirenti in aula”.
Penso a quante violenze sia stata sottoposta la famiglia di Yara. E non solo dall’assassino della figlia, ma dalla procura, dalla stampa, dai carabinieri, dal ministro Angelino Alfano.
Penso alla violenza subita da Bossetti e dalla sua famiglia, al fango sputato sulla madre, ai programmi e ai giornali che hanno venduto raccontando ogni inutile particolare della loro vita cercando di farne una prova.
Penso alla violenza che hanno subito e stanno subendo i cittadini che non cercano il mostro ma la verità. Alla paura che ci lasciano le parole di Lago, perché chiunque di noi avrebbe potuto essere al posto di Bossetti.
E che valore potranno mai avere d’ora in poi le prove a carico dell’imputato?
Anche fosse realmente colpevole, ormai tutto è compromesso e questo rimarrà uno dei tanti misteri italiani non risolti per incapacità, per vigliaccheria, per propaganda.
Penso a Stefano Cucchi e a tutte le vittime delle forze dell’ordine e penso che Bossetti, la sua famiglia e la famiglia Gambirasio vadano inseriti tra queste vittime. E pure tutti noi.
Ci hanno sputato addosso le loro menzogne per far fare bella figura ad un governo ridicolo, ad un Paese ridicolo.
E colpevolizzo anche la stampa che ora si sente truffata: quei titoli, quelle foto in prima pagina, quei servizi, quelle interviste, una stampa seria non li avrebbe fatti uscire. Perché grazie a quelli, l’opinione pubblica che certo non brilla per intelligenza, ha impiccato il mostro.
Ma il mostro sbagliato. Quelli veri sono liberi e siedono dall’altra parte.