Ammonterebbero a quasi 100mila le persone uccise in Yemen nel corso della guerra tra Arabia Saudita e insorti filo-iraniani dal 2015. Lo riferiscono varie organizzazioni internazionali che hanno documentato l’uccisione di 91.600 individui negli ultimi quattro anni di conflitto.
Tutto iniziò quando gli insorti Houthi presero nel lontano 2014 il controllo della capitale Sanaa, cacciando l’allora governo sostenuto da Riad e dagli Stati Uniti. Oltre alle vittime causate dalla diretta esposizione al conflitto, come bombardamenti aerei, artiglieria e scontri armati, andrebbero aggiunte inoltre, anche quelle perite a causa della carestia che affligge da tempo il Paese e che la guerra ha contribuito ad acuire.
Secondo l’Unicef, ogni 2 ore una madre e 6 neonati muoiono in Yemen durante il parto a causa di complicazioni in gravidanza o all’atto di mettere al mondo il nascituro. Tra gli altri dati forniti nel rapporto dell’organizzazione va segnalato che 1 neonato su 37 muore nel primo mese di vita, 1 ragazza adolescente su 15 ha partorito tra i 15 e i 19 anni e 1,1 milioni di donne in gravidanza e che allattano hanno bisogno di cure per la malnutrizione acuta grave.
A ció si aggiunga il fatto che la metà di tutte le strutture sanitarie in Yemen non è operativa a causa della mancanza di personale, di rifornimenti o dell’incapacità di far fronte ai costi. Coloro che ancora garantiscono l’assistenza ospedaliera devono affrontare gravi carenze di medicinali, attrezzature e personale, mettendo peraltro a rischio la propria vita nell’espletamento del servizio.
Si consideri, infine, il dramma vissuto dai bambini nel corso del conflitto: quasi 85mila di essi sono morti di fame o malattia. In conclusione, è ben comprensibile come la pace nel Paese sia ancora una chimera in assenza di soluzioni negoziate ed in grado di far tacere definitivamente le armi.